Tessuti (da corsa) sostenibili: come scegliere?

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Trade-off tra le caratteristiche eco e cosa è meglio dal punto di vista sportivo.

 

Alcuni dati sono impressionanti. Più di 7.000 sostanze chimiche vengono utilizzate per produrre fibre e materiali tessili. Il 45% delle sostanza chimiche utilizzate per produrre i tessuti sono considerati potenzialmente cancerogeni per il genere umano. I pesticidi (che per esempio vengono utilizzati per produrre cotone non organico) contribuiscono in modo significativo alla diminuzione della popolazione delle api con seri danni per l’ecosistema e causano direttamente la morte di più di 67 milioni di uccelli ogni anno.La produzione di materiali tessili causa un danno irreversibile all’ambiente, ma se consideriamo l’intero ciclo di vita di un capo di abbigliamento i due terzi dell’impatto sull’ambiente avviene anche dopo la produzione, quindi nelle fasi di utilizzo e fine vita.

Questi numeri sembrano indicarci che un’effettiva soluzione sarebbe quella di correre nudi, ma sarebbe un consiglio impraticabile per ovvi motivi. Cosa possiamo fare per scegliere in modo consapevole quando acquistiamo un capo di abbigliamento? Cosa rende un tessuto maggiormente “eco-friendly” e sostenibile? Sicuramente una delle caratteristiche essenziali è quella di essere prodotto usando la minor quantità possibile di pesticidi e sostanze chimiche. Ma la cosa fondamentale è che deve lasciare la minore impronta ambientale durante tutto il proprio ciclo di vita, dalla culla (la produzione di fibre o la coltivazione) al processo di produzione del tessuto e del prodotto finale, dalla fase di utilizzo del capo di abbigliamento alla fase di conferimento e smaltimento dello stesso a fine vita.

Esistono numerose alternative sul mercato in termini di tessuti: dal cotone alle micro fibre di ultima generazione. Alcune proposte sono veramente “green” ma poco adatte alla pratica sportiva e, in particolare, alla corsa, mentre altre sono ad alto impatto ambientale sebbene perfette per correre. Sembra difficile trovare un giusto trade-off tra le caratteristiche di impronta ambientale dei tessuti e le esigenze di noi runner. Di seguito trovate alcune indicazioni su differenti tipologie di tessuti che possono aiutarvi a trovare un tessuto che riesca a soddisfare le vostre esigenze sportive (in particolare di traspirazione) senza farvi sentire in colpa per gli impatti ambientali procurati.

Cotone organico

I tessuti in normale cotone sono una scelta perdente per un runner green a causa del grande impatto ambientale derivante dall’utilizzo ingente di pesticidi in fase di coltivazione. Una scelta migliore sarebbe il cotone organico. Il cotone organico viene prodotto senza l’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici, non è tossico ed è bio-degradabile. Guardando ora alle esigenze del runner il cotone è in grado di assorbire una gran quantità di sudore e umidità, ma ha il problema che tende a trattenere l’umidità e a non disperderla nell’ambiente, mantenendola quindi a contatto con il nostro corpo. In definitiva il cotone organico è una buona scelta eco ma non altrettanto per la pratica della corsa.

Bambù

I tessuti in bambù una volta venivano reputati come un’alternativa altamente sostenibile. Ora la questione è dibattuta. Per alcuni aspetti il bambù è sostenibile in quanto le coltivazioni delle piante di bambù crescono in modo naturale e in modo incredibilmente veloce. Il bambù inoltre permette di produrre tessuti molto soffici e confortevoli che hanno le caratteristiche di essere termodinamici, batteriostatici e capaci di filtrare i raggi UV, rendendoli per questi aspetti altamente raccomandabili per i runner. Ma come per il cotone i problemi sono nel processo di produzione altamente energivoro e che ricorre a prodotti chimici tossici per l’ambiente.

Un’alternativa migliore proviene dal bambù naturale. La lavorazione del bambù naturale avviene senza il ricorso a prodotti chimici ma il prodotto finito risulta molto più rigido e meno confortevole. Quindi mentre il bambù è una buona soluzione per il runner, non lo è altrettanto per l’ambiente a causa dei prodotti chimici utilizzati. Un prodotto frequentemente utilizzato per l’abbigliamento sportivo è il carbonio derivato dalla combustione del bambù che permette di rendere i tessuti antibatterici (o meglio batteriostatici) spesso per renderli a “prova di sudore”.

Canapa

Per un utilizzo generico, la canapa è una delle migliori soluzioni attualmente disponibili dal punto di vista dell’impatto ambientale. La canapa cresce velocemente ed è in grado di produrre più fibre per ettaro di qualsiasi altra coltivazione naturale. La canapa ha inoltre la caratteristica (che la rende ancora più sostenibile) di rigenerare il terreno sul quale viene coltivata al contrario delle maggior parte delle altre coltivazione che lasciano il terreno sfruttato e drenato. La canapa non necessita di pesticidi se non in misura insignificante, facilitando così la coltivazione di canapa organica.

La canapa è più resistente della maggior parte dei tessuti e mantiene facilmente la forma. Dura nel tempo e diventa sempre più confortevole con l’utilizzo. La canapa naturalmente è già un tessuto abbastanza soffice, ma molti produttori la combinano con cotone organico per renderla ancora più confortevole, resistente e durevole. La canapa assorbe più umidità del cotone ed è anche abbastanza porosa da permettere una traspirazione maggiore. Inoltre, come beneficio ulteriore la canapa ha caratteristiche batteriostatiche e termodinamiche.

Sembrerebbe la soluzione perfetta per il runner green. Quasi, se non fosse per alcuni minori problemi tecnici. Mentre ha un alto assorbimento dell’umidità e traspira meglio del cotone, è comunque poco traspirante se confrontata con le microfibre sintetiche. Inoltre la canapa non è legalmente coltivabile in molte regioni e paesi del mondo, Italia compresa. Una raccomandazione: non cercate di fumarvi i tessuti in canapa. Avreste solo effetti indesiderati e problemi di salute.

Poliestere (riciclato)

Il poliestere è una delle fibre sintetiche più comunemente utilizzate. Il poliestere, così come altre fibre sintetiche vengono realizzate utilizzando sostanza petrolchimiche. Il processo di produzione necessita di prodotti chimici altamente tossici. Questa tipologia di tessuti non si decompone naturalmente a fine vita e rappresentano un incubo per l’ambiente. D’altro canto tessuti in poliestere e altre fibre sintetiche sono una scelta eccellente per i runner in quanto permettono di espellere efficientemente l’umidità e si asciugano velocemente.

Quì abbiamo quindi riunito il meglio con il peggio. I tessuti sintetici sono terribili per l’ambiente ma fantastici per il running. Che fare? Se siete sensibili alle tematiche ambientali dovreste evitare il poliestere. Giusto? Forse no. Negli ultimi anni alcune aziende hanno iniziato a utilizzare poliestere riciclato. Sono in grado di produrre abbigliamento high tech grazie al riciclo delle bottiglie di plastica o di altri scarti di poliestere, persino da precedenti articoli di running. Questa è una buona soluzione in quanto permette di utilizzare materiale riciclato, economizzando sulle materie prime ed evitando di mandarlo in discarica. Quindi il poliestere riciclato è una grande scelta per il runner green.

Lana

Molti consigliano la lana come tessuto sostenibile per la corsa. Essendo un prodotto derivante dall’allevamento animale rappresenta difficilmente una soluzione ambientale accettabile. Ma la lana, in particolare la lana merino, è veramente performante in termini di dispersione dell’umidità e regolazione termodinamica,specialmente nel caso di temperature estremamente basse. E’ inoltre un tessuto traspirante che non opprime la pelle, ma la lascia respirare. Al tatto si presenta estremamente morbida ed accogliente e ha il pregio di non trattenere “odori molesti”. Non viene apprezzata da tutti quando le temperature sono elevate, nonostante esistano prodotti specifici per l’estate. Il problema è che ha un forte impatto sulla vita degli animali che la producono. A prima vista sembrerebbe che la lana non sia impattante sull’ambiente, la verità è che l’allevamento è un’attività che genera forti impatti ambientali.

A voi ora la scelta. La soluzione ottimale sarebbe quella di realizzare i presupposti per un’economia circolare del running dove gli articoli scartati a fine vita diventano al 100% materia prima per nuovi prodotti.

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