Imballaggi a prova di appetito

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Sempre più spesso facciamo attenzione a cosa mettiamo nel carrello della spesa, scegliendo prodotti dei quali conosciamo a fondo ingredienti e provenienza. quanti di noi, però, sono consapevoli del fatto che anche l’imballaggio dei cibi che compriamo deve essere sicuro?

 

Per poter definire un alimento “sicuro” deve essere sicuro ogni passaggio della filiera produttiva. È quindi importante che siano sicuri anche i materiali e oggetti che vengono a contatto (diretto e indiretto) con l’alimento, i cosiddetti MOCA. Nella categoria MOCA rientrano quindi gli imballaggi, la carta di incarto, le etichette, le pellicole di plastica, ma anche i macchinari usati in produzione, i piani di lavoro, gli utensili da cucina, ecc.

Questi materiali, come stabilito dalla normativa vigente, non devono in alcun modo trasferire agli alimenti sostanze che possano rappresentare un pericolo per la salute dei consumatori o che possano apportare modifiche alla composizione e alle qualità organolettiche del cibo stesso. Ecco perché quando si parla di MOCA non si può prescindere dalla sicurezza. È quanto emerso anche durante il convegno “MOCA a portata di food – Sicurezza, sostenibilità e innovazione dei materiali a contatto con gli alimenti”, organizzato dal Gruppo IMQ, che si è svolto a Expo lo scorso ottobre, nell’ambito di “Anie per Expo 2015”.

Approfondiamo l’argomento con Alberto Taffurelli, Food Packaging, Materials Division Manager di CSI, che durante l’evento ha trattato il tema della cultura della sicurezza dei materiali a contatto con gli alimenti partendo dall’analisi degli attuali orientamenti sociali e legislativi nel settore del packaging.

Quando e perché è nata la consapevolezza della sicurezza dei MOCA?

In Italia vige ancora oggi un decreto ministeriale che risale al 1973, si è trattato di uno dei decreti più importanti e più completi sull’argomento. A questo hanno fatto seguito più di 40 emendamenti.

Il 2004 è stato un anno importante per i MOCA in quanto ha segnato la nascita di un regolamento europeo che stabilisce un quadro generale di riferimento per i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. Per tenere conto dei progressi scientifici, il regolamento del 2004 autorizza l’introduzione degli imballaggi «attivi» e «intelligenti» che prolungano la durata di un alimento e forniscono informazioni sulla sua freschezza (un imballaggio intelligente può ad esempio cambiare colore se l’alimento è deteriorato).

Nel 2010, poi, è entrato in vigore il regolamento europeo per le materie plastiche in contatto con alimenti.

Quali sono i requisiti che definiscono sicuro un materiale?

Per molti materiali, purtroppo, non esiste ancora una regolamentazione.

Per i materiali regolamentati la legislazione prevede quasi sempre – e per la maggior parte dei materiali – l’idoneità compositiva e la possibilità di cessione di sostanze e molecole costituenti all’alimento. Da un punto di vista di idoneità tecnologica e funzionale il MOCA deve fungere da barriera protettiva in grado di conservare l’alimento da microrganismi, contaminanti chimici, luce e aria.

Quanto le aziende italiane si attengono ai requisiti di sicurezza richiesti per i MOCA?

Statisticamente le aziende più strutturate hanno reparti dedicati al controllo e alla gestione della sicurezza dei loro prodotti che, in quanto tali, riescono a stare al passo con la legislazione – nonché con la sua sempre maggiore strutturazione – e a compiere tutte le verifiche necessarie per la sicurezza dei propri prodotti. Le aziende più piccole incontrano notevoli difficoltà, mentre le aziende di medie dimensioni, di fronte al notevole impegno richiesto in termini di tempo e denaro, tendono a soddisfare i requisiti di base.

Uno sguardo alla legislazione in materia di sicurezza del packaging alimentare: a che punto è in Europa e nel mondo?

In Europa si applicano sia regolamenti comunitari (armonizzati), sia regolamenti nazionali. A quali bisogna fare riferimento dipende dallo specifico materiale e, in caso di legislazione nazionale, dal paese di commercializzazione. I materiali come la plastica, la ceramica e la cellulosa rigenerata (cellophane) seguono normative comunitarie; per la carta, invece, non c’è una legislazione a livello europeo, ma una regolamentazione a livello nazionale.

Alcuni paesi, poi, non possiedono un impianto normativo nazionale e a volte recepiscono le disposizioni degli altri paesi, così come ci sono materiali (ad esempio il legno e il cotone) che non sono inseriti in regolamenti specifici ma che sono regolati in modo trasversale e non meglio definito dal regolamento del 2004 (Reg. CE n. 1935 / 2004).

La situazione quindi è molto variegata e spesso complessa da gestire.

In Europa chi sono i più virtuosi in materia di sicurezza dei MOCA?

Paesi come la Germania, l’Italia, la Francia e, per alcuni aspetti, anche la Spagna godono di una legislazione abbastanza strutturata. Esistono altri Paesi della comunità che invece non prevedono disposizioni specifiche; il trend è comunque quello che prevede di creare impianti legislativi più completi, recepirne di esistenti o armonizzare diverse legislazioni (processo tecnico/sociale/politico non di certo banale).

A livello mondiale, una delle legislazioni di spicco è quella adottata dalla FDA americana, ma avanzano la nuova release della legislazione Cinese (prevista per l’anno prossimo) e quella Giapponese.

Quali rischi concreti corrono i prodotti e i consumatori se i MOCA non sono sicuri?

La legislazione in materia di MOCA deriva da considerazioni riguardanti il rischio tossicologico intrinseco di sostanze e molecole che compongono il materiale e la pericolosità che questo può assumere in uno scenario espositivo per il consumatore dell’alimento in esso contenuto.

I rischi più frequenti possono andare da semplici manifestazioni di ipersensibilità a forme di allergie più gravi o intossicazioni, in dipendenza dalle quantità ingerite. In ogni caso, il consumatore deve essere tutelato anche nel caso di consumi sporadici del materiale. Il regolamento del 2004 è molto chiaro da questo punto di vista nel suo articolo 3 in cui si parla di tutela rispetto alla salute del consumatore ma anche di danno organolettico all’alimento.

Quali sono le prove cui CSI sottopone i materiali a contatto con i cibi per testarne l’affidabilità?

Ci occupiamo di tutto quello che serve per valutare la conformità dei MOCA, spaziando dalle prove di resistenza del materiale, ai test di biodegradazione, test fisico-meccanici in conformità ai principali standard tecnici esistenti, nazionali e internazionali. Aiutiamo i clienti che vogliono esportare e li seguiamo in ogni fase del processo.

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