Intelligent building: a caccia di competenze digitali

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L’evoluzione “intelligente” che ci circonda ha bisogno giocoforza di un’accelerata in termine di  competenze digitali. Secondo i risultati 2017 del Digital Economy and Society Index (l’indice che misura la digitalizzazione per cinque parametri: connettività, capitale umano, utilizzo di Internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali). L’Italia è al 25esimo posto. Per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese e l’erogazione di servizi pubblici online, l’Italia si avvicina alla media. Rispetto all’anno scorso ha fatto progressi in materia di connettività, in particolare grazie al miglioramento dell’accesso alle reti NGA. Tuttavia, gli scarsi risultati in termini di competenze digitali rischiano di frenare l’ulteriore sviluppo dell’economia e della società digitali.

Intelligent building: un paragone sportivo

Dieci o quindici anni fa per vincere un Gran Premio era necessaria una buona infrastruttura fisica, una buona macchina, un pilota in gamba. Oggi per lo stesso Gran Premio è necessaria anche una infrastruttura digitale: migliaia di sensori che raccolgono informazioni e le inviano ai computer dove vengono processate per prendere decisioni in tempo reale. Quello che come ingegneri o architetti chiameremmo un real time control system. Basato su due elementi: sensing e actuating. Oggi quello che accade nei nostri edifici e nelle nostre città è molto simile a quello che succede su una macchina di Formula 1, così Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology (Mit), ha esemplificato, con un paragone sportivo il cambio di paradigma della società che ci circonda.

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