I consigli degli esperti di IMQ per scegliere e utilizzare in tutta sicurezza la friggitrice ad aria e le indicazioni della nutrizionista per un fritto gustoso senza eccessi.

Elettrodomestico ormai molto diffuso nelle cucine italiane, la friggitrice ad aria offre un sistema di cottura alternativo che può sostituire le modalità più tradizionali per tante ricette gustose, anche per preparare alcune golosità legate al Carnevale. “Come ogni elettrodomestico è però importante scegliere prestando attenzione agli aspetti di sicurezza e qualità e conoscendo gli accorgimenti più utili per un utilizzo corretto e sicuro” raccomanda Davide Pietrosemoli, Responsabile Laboratorio Elettrodomestici di IMQ, realtà italiana leader in Europa nel settore della valutazione della conformità e della sicurezza.

Come funziona la frittura ad aria?
Se fino a pochi anni fa per friggere bisognava necessariamente immergere gli alimenti nell’olio bollente, da qualche tempo il mercato offre l’alternativa della friggitrice ad aria, un piccolo elettrodomestico che, utilizzando un funzionamento simile a quello del forno ventilato, consente di friggere senza l’utilizzo di olio, in tempi ridotti e con un effetto croccante garantito.
Nella friggitrice ad aria la cottura è determinata dall’aria riscaldata ad alte temperature (tramite una resistenza) e fatta circolare con una ventola a una velocità molto elevata in modo da consentire una cottura uniforme, col vantaggio di eliminare molta più umidità dalle pietanze, garantendo, un risultato croccante e asciutto, e di evitare l’effetto “bruciacchiato”, considerato poco salutare.

Quale modello scegliere
In commercio esistono molti modelli con caratteristiche diverse. I principali parametri da osservare al momento della scelta sono:

  • Temperatura massima (non inferiore ai 200°)
  • Capacità del cestello (1 l per due persone)
  • Temperatura regolabile (garantisce il giusto livello di croccantezza per ogni pietanza)
  • Tempi di riscaldamento (non più di 3 minuti)
  • Timer
  • Dimensioni dell’apparecchi e modalità di caricamento: oltre alle dimensioni della friggitrice quando è chiusa, è bene considerare anche quale sia la modalità d’apertura che permette il caricamento delle pietanze e di conseguenza quale sia lo spazio necessario per utilizzarla. Nelle friggitrici ad aria a sviluppo verticale il cassetto che contiene gli alimenti si trova normalmente nella metà inferiore della macchina, appena sotto alla serpentina che genera il calore e alla ventola che lo diffonde. In questi casi il cestello di cottura si estrae come un cassetto: basta tirare l’apposita maniglia presente sul fronte della macchina. Con questo tipo di friggitrici è necessario dunque avere spazio libero davanti. Nelle friggitrici orizzontali, la ventola in genere si trova alle spalle del cestello di cottura, al di sotto di un coperchio trasparente che si solleva con apertura a libro per consentire l’inserimento degli alimenti. In questi casi dunque bisogna estrarre il cestello solo per le operazioni di pulizia dopo l’uso, e il coperchio permette di monitorare costantemente lo stato della cottura in ogni momento. Si richiede dunque un po’ più di spazio di libero al di sopra della friggitrice ad aria
  • Praticità d’uso e manutenzione
  • Materiali utilizzati

I consigli per utilizzare al meglio e in completa sicurezza la friggitrice ad aria

• Posizionare sempre la friggitrice su un ripiano stabile, a debita distanza da pareti o altri apparecchi per consentire il corretto sfiato d’aria calda durante il funzionamento.
• Non utilizzare l’elettrodomestico a vuoto perché potrebbe surriscaldarsi eccessivamente.
• Pulire accuratamente il cestello di cottura dopo ogni preparazione, non riutilizzare l’apparecchio sottoponendo ad alte temperature avanzi della cottura precedente.
• Procedere sempre a una corretta pulizia del macchinario dopo l’ultimo l’utilizzo, verificando che l’elettrodomestico sia scollegato dalla presa di corrente.
• Togliere dalla friggitrice tutte le parti smontabili e lavarle con acqua e detergente neutro senza usare spugnette abrasive o prodotti aggressivi rischiando di compromettere l’apparecchio. Verificare sul libretto delle istruzioni la possibilità di poter lavare in lavastoviglie alcuni componenti.
• Non lavare il corpo macchina sotto l’acqua corrente ma utilizzare un panno umido per eliminare eventuali residui lasciati dagli alimenti.
• Rimontare la friggitrice solo dopo che tutti i suoi componenti si sono asciugati perfettamente.

Occhio all’acquisto: il vademecum di IMQ
Per chi si accinge a scegliere una friggitrice ad aria ecco un piccolo vademecum dai tecnici di IMQ per affrontare la scelta più consapevolmente:
• Verificare sempre la presenza della marcatura CE.
• Preferire i prodotti che hanno ottenuto un marchio di sicurezza quale IMQ, per essere certi che l’apparecchio sia realizzato a regola d’arte secondo le norme di sicurezza e verificato, prima dell’immissione sul mercato, da un organismo garante.
• Se l’apparecchio è di produzione estera, verificare che il valore della tensione di funzionamento sia corrispondente a quella in uso in Italia (230 volt).
• Il libretto di istruzioni deve essere preciso e completo, scritto anche in italiano, e riportare le avvertenze di sicurezza, le indicazioni sulla manutenzione e sui centri di assistenza ai quali rivolgersi in caso di guasto. Inoltre, deve sempre essere fornito a corredo del prodotto.
• Verificare sempre, prima dell’acquisto, le modalità di garanzia e la disponibilità di eventuali ricambi e accessori.
• Oltre alle dimensioni, considerare la maneggevolezza e la semplicità della pulizia nonché la capacità che una friggitrice ad aria può offrire in termini di quantità di alimenti preparabili per ogni singola cottura. Sul mercato, infatti, si trovano modelli in grado di contenere dosi di cibo equivalente a 3,5 litri o poco meno fino a superare i 7/8 litri.
• Valutare la praticità di utilizzo dei componenti: camera di cottura semplice da lavare e riagganciare ed eventuali griglie e divisori presenti all’interno del cestello.
• Verificare che si tratti di una buona ed efficiente friggitrice ad aria ovvero che arrivi ad una temperatura di 200 gradi centigradi e riscaldarsi in pochi minuti.
• Considerare la presenza di timer e sistemi di messa in pausa per poter gestire al meglio e in sicurezza i processi di cottura.

La garanzia del marchio IMQ
• Il marchio IMQ è sicurezza che si vede perché offre al consumatore la garanzia che il prodotto che state acquistando, prima di venire immesso sul mercato è stato sottoposto a tutte le verifiche necessarie per accertare la sicurezza, la qualità e l’affidabilità del prodotto. In particolare per le friggitrici le prove a cui viene sottoposto il prodotto riguardano sia la sicurezza (elettrica e meccanica in particolare) sia le prestazioni.
• Tra le prove più significative ci sono la prova di riscaldamento (per controllare eventuali pericolosi surriscaldamenti); la verifica della robustezza meccanica (urti causati appositamente per scongiurare eventuali danni meccanici che possano compromettere la sicurezza dell’apparecchio, cioè le parti in tensione e/o in movimento non devono diventare accessibili); la verifica delle viti (che devono essere in grado di resistere agli sforzi meccanici che si producono nell’uso ordinario) e ancora la verifica della costruzione, la trazione sul cavo di alimentazione. Tutti i materiali plastici coi quali è composto l’apparecchio vengono sottoposti alle prove di resistenza al calore e al fuoco, tra cui il “glow wire” dove si verifica che siano autoestinguenti e quindi non favoriscano la propagazione delle fiamme. Viene verificato che i materiali che entrano a contatto con gli alimenti siano idonei.
• Vengono poi fatte prove di funzionamento anormale l’importanza delle quali è quella di garantire che l’apparecchio risulti sicuro in tutte le circostanze non solo quelle di uso normale, ma anche in situazioni anomale ovvero in caso di negligenza ragionevolmente prevedibile da parte dell’utente. Per esempio quasi tutti gli apparecchi dispongono di un termostato che ha la funzione di tenere sotto controllo la temperatura. La norma richiede la presenza di un dispositivo termico che sia in grado di interrompere la corrente dell’apparecchio qualora il termostato sia, per qualsiasi motivo, fuori uso.

Frittura ad aria: i consigli della nutrizionista*

Da un punto di vista nutrizionale, la frittura ad aria è un metodo di cottura più sano rispetto alla classica frittura ma occorre prestare alcune cautele” osserva la dott.ssa Emma Balsimelli, esperta nutrizionista. “Se vengono evitati i grassi della frittura ad olio bisogna sapere che la grande velocità con cui arriva ad alte temperature può comportare un’alterazione dei valori nutrizionali. È quindi ideale per ottenere cibi croccanti con una riduzione calorica, ma meglio non usarla come unica forma di cottura in cucina” segnala la dottoressa. Per chi ha bambini, poi, la friggitrice ad aria può essere un’ottima alleata per avvicinarli al consumo di verdure o frutta preparate in modo sfizioso e croccante, senza ricorrere alla frittura.

Sono numerosi i cibi adatti alla frittura ad aria, come portate a base di carne e pesce – anche surgelati – così come la verdura, per renderla sfiziosa, o amidacei come le patate; è invece meno indicata per i cereali, come pasta e riso. Per una cottura ideale, è consigliabile tagliare il cibo a pezzetti, evitando di riempire troppo il cestello e rigirando i cibi durante la cottura per consentire al calore di avvolgerli in modo più uniforme. “Un tocco in più potrebbe essere l’aggiunta, ad esempio alla panatura, di erbe antiossidanti come origano o rosmarino, che oltre a dare un gusto sfizioso contrastano l’effetto dei prodotti di ossidazione della cottura” aggiunge la dottoressa.

* Emma Balsimelli è Laureata in Biotecnologie ad Indirizzo Medico Diagnostico presso l’Università degli Studi di Firenze, e successivamente ha conseguito con lode la Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana presso lo stesso ateneo. E’ educatrice nutrizionale, autrice di numerosi articoli divulgativi e coautrice di libri sulla celiachia e sana alimentazione e collabora regolarmente come docente presso l’Università di Firenze. emmabalsimelli.it

 

PER CARNEVALE… CHIACCHIERE FRITTE AD ARIA!

Un’ottima idea per Carnevale gustoso è quello di preparare le chiacchiere fritte ad aria, così da poterle gustare senza troppi senza di colpa. “Provate ad aggiungere all’impasto la farina e lo yogurt, oppure provate le frittelle di mele così da avvicinare anche i bambini alla frutta con simpatia e spensieratezza!” consiglia Balsimelli.

 

 

Categorie dell’articolo

Tra i prodotti più popolari in questo periodo dell’anno, anche come regali di Natale, si trovano gli elettrodomestici per riscaldare l’inverno senza alzare il termostato: coperte elettriche, scaldamani e boule elettriche sono un’ottima compagnia a casa, per chi lavora da casa e per le fredde serate d’inverno. Occorre però sceglierli e utilizzarli con consapevolezza trattandosi di dispositivi elettrici che entrano a contatto diretto con il nostro corpo.

 

  • Da tenere presente quando si acquistano prodotti elettrici. Innanzi tutto, occorre verificare che sia presente la marcatura CE e preferire prodotti con marchio di sicurezza volontario. La marcatura CE è obbligatoria per tutti i prodotti per i quali una direttiva europea la richiede (ad esempio materiale elettrico, giocattoli) e rappresenta la dichiarazione da parte del fabbricante che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza. I prodotti certificati con un marchio di sicurezza volontario (ad es. IMQ      ) offrono una maggiore tranquillità perché garantiscono che il prodotto, prima di essere commercializzato, è stato sottoposto a tutte le prove tecniche necessarie da parte di un ente terzo qualificato per accertarne la sicurezza. Il marchio di sicurezza volontario assicura anche che, una volta sul mercato, il prodotto è soggetto a sorveglianza periodica per garantire il mantenimento dello standard qualitativo. Da controllare anche che sulla confezione e sulla documentazione sia chiaramente indicato il produttore/importatore, i dati tecnici e che le istruzioni per l’uso siano anche in lingua italiana.
  • Il principio di funzionamento di una termocoperta è simile a quello di tutti gli elettrodomestici che si riscaldano, dai bollitoriai forni elettrici: la resistenza contenuta all’interno si surriscalda al passaggio della corrente elettrica e il calore è trasmesso agli strati di cui la coperta termica si compone. Il resistore si riscalda così per effetto joule, raggiungendo, nelle termocoperte, una potenza solitamente compresa tra i 50 e i 150 W. Si tratta però di un prodotto che entrerà in stretto contatto con il corpo e soprattutto lo farà in momenti di bassa vigilanza (sonno). Per questo è fondamentale acquistare prodotti ad affidabilità garantita che diano la certezza di sicurezza e resistenza dal punto di vista elettrico, termico e meccanico. I prodotti sicuri hanno superato diverse prove volte a verificare che: durante l’utilizzo la coperta non raggiunga temperature, eccessive; siano protette contro l’umidità; non presentino condizioni pericolose, non solo durante il normale utilizzo ma anche in caso di uso anomalo; che le temperature non assumano valori tali da provocare incendi al materiale della coperta e all’ambiente circostante; che siano autoestinguenti; che siano resistenti a pieghe, pesi e “maltrattamenti” involontari.
  • Boule e scaldamani elettrici. Sfruttano l’energia elettrica per riscaldare un liquido contenuto all’interno della borsa o dello scaldamani, e che oggi hanno sembianze anche molto allegre e decorative per la casa: come una borsa, un fiore, un cuscino. Anche in questo caso l’apparecchio entra in stretto contatto con il corpo, rendendo indispensabile la scelta di prodotti a sicurezza certificata che garantiscono che materiali e componenti dell’apparecchio non siano tossici, che non vi possano essere rischi di tracimazione del liquido riscaldante e tantomeno rischi di folgorazione dovuti a parti elettriche non adeguatamente isolate.
Categorie dell’articolo

Anche nel 2022 la Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi e la Polizia Locale di Milano, con il supporto tecnico di IMQ stanno mettendo in atto una serie di operazioni volte a identificare e sequestrare prodotti elettrici non conformi alle normative vigenti e potenzialmente pericolosi per i cittadini.

 

I controlli effettuati da Camera di commercio e Polizia Locale

I controlli della Camera di commercio riguardano tutti i prodotti, sia quelli venduti online sia quelli offerti nei tradizionali punti vendita” ci spiegano dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.  “I prodotti vengono sottoposti ad un controllo visivo sui requisiti applicabili e, soprattutto se vengono riscontrate delle irregolarità o si sospetta che si tratti di beni contraffatti, vengono prelevati dei campioni affinché su di essi vengano condotte analisi e controlli più approfonditi presso laboratori accreditati quale ad esempio IMQ”. Controlli dunque mirati, volti a verificare la corretta etichettatura e i requisiti di sicurezza, condotti durante tutto l’arco dell’anno anche in operazione congiunta con altri enti e su numerosi prodotti quali elettrodomestici (es. aspirapolvere, ferri da stiro, boule), oltre alle catene luminose, i giocattoli, i tessili…

I numeri

Un’idea di quanti possano essere i prodotti potenzialmente pericolosi ce la dà la Polizia Locale. “Solo nel mese di novembre abbiamo ritirato dal mercato oltre 20.000 prodotti elettrici potenzialmente pericolosi per i consumatori in quanto, pur recando la marcatura CE, risultavano non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalle normative europee”.

Cosa succede quando un prodotto non è conforme ai requisiti di sicurezza?

La Camera di commercio da anni aderisce a programmi di vigilanza nazionale nell’ambito dei quali i prodotti prelevati vengono sottoposti a prove presso laboratori accreditati, per verificare la conformità ai principi di sicurezza. Grazie alla collaborazione con la Polizia Locale, e avvalendosi anche quest’anno della competenza tecnica di IMQ, una volta accertata la non conformità dei prodotti e il conseguente rischio che ne deriva per la sicurezza dei consumatori, provvedono al sequestro e ad informare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, affinché possa intervenire con propri provvedimenti sulla commercializzazione sul mercato nazionale, disponendo la conformazione, il ritiro oppure il richiamo del prodotto non conforme, laddove sia già nella disponibilità dei consumatori.

Le autorità nazionali notificheranno quindi alla Commissione Europea il prodotto ritenuto pericoloso per la sicurezza dei consumatori, attraverso il portale dedicato RAPEX.

Cosa può fare il consumatore in caso di prodotto pericoloso?

Il cittadino che abbia motivo di ritenere la pericolosità del prodotto acquistato o rilevi non conformità quali mancanza di avvertenze ed istruzioni d’uso in italiano, di marcatura CE, di dati identificativi del fabbricante, può segnalarlo alla Polizia Locale o alla Camera di commercio, le quali provvederanno a prelevare il prodotto, se ancora presente sul mercato, e ad affidare le prove a laboratori accreditati, quale IMQ,  affinché in stretta sinergia effettuino gli opportuni controlli volti a verificare la conformità del prodotto ai requisiti di sicurezza prescritti dalla normativa comunitaria.

In caso di accertata irregolarità, la Polizia Locale e la Camera di commercio provvederanno tempestivamente al sequestro del prodotto presso l’attività commerciale in cui è posto in vendita e ad informare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per l’emanazione dei provvedimenti conseguenti.

Il ruolo di IMQ

Nelle attività di controllo e verifica condotte quest’anno dalla Camera di commercio e dalla Polizia L­­­ocale, IMQ è stato partner tecnico nella verifica dei requisiti di sicurezza. Un’attività che da tempo svolge a livello nazionale, collaborando con le principali Autorità deputate alla tutela del Mercato, tra le quali anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. “Ogni anno portiamo nei nostri laboratori di prova migliaia di prodotti per verificare i requisiti di qualità e sicurezza” ci spiegano da IMQ. “La nostra attività di verifica si svolge principalmente su prodotti elettrici ed elettronici per accertarne la conformità ai requisiti di sicurezza previsti dalle direttive europee”.

Categorie dell’articolo

eAmbiente, società di servizi per la riduzione degli impatti ambientali ed energetici, entra a far parte del Gruppo IMQ. L’annuncio è stato dato il 28 settembre nel corso dell’evento “Together Toward Future”, durante il quale l’ing. Antonella Scaglia, Amministratore Delegato di IMQ Group, ha condiviso con la platea i cardini della strategia per il futuro del Gruppo. “La sostenibilità è un elemento storicamente presente nel DNA del Gruppo IMQ ed è anche uno dei pilastri su cui intendiamo fondare la nostra crescita per il prossimo futuro” ha spiegato l’AD. “Per questo, dopo una valutazione accurata delle opportunità offerte dal mercato, sono felice di annunciare l’ingresso nel nostro Gruppo di eAmbiente S.r.l., realtà italiana di eccellenza che ci consentirà di integrare la nostra offerta di servizi per accompagnare le aziende di ogni settore nel percorso di riduzione del proprio impatto ambientale”.

Società da 4 milioni di Euro, con sede a Marghera (VE), eAmbiente opera dal 2003 nel settore dell’ingegneria e della consulenza ambientale ed energetica, offrendo servizi per ridurre e gestire gli impatti energetici e ambientali, rivolti sia al settore pubblico e sia privato.

L’ingresso nel Gruppo IMQ è prodromico ad una crescita ed uno sviluppo per la nostra azienda perché entriamo a far parte di una delle più importanti realtà italiane nel settore delle valutazioni di conformità” spiegano Gabriella Chiellino e Gianluca Chiellino, founder e CEO di eAmbiente. “L’obiettivo è quello di essere ancora più solidi e soprattutto di allargare il nostro mercato valorizzando la nostra competenza ed il nostro know how”.

eAmbiente, che a seguito dell’operazione ha assunto la denominazione “IMQ eAmbiente”, manterrà al suo interno la presenza dei Soci fondatori che garantiranno continuità alla gestione aziendale.

L’integrazione di eAmbiente, che auspichiamo rapida ed efficace, determinerà un ulteriore rafforzamento della squadra manageriale del Gruppo, potenziando le nostre opportunità di crescita” ha concluso l’ing. Scaglia.

Categorie dell’articolo

Il biglietto di auguri del Gruppo IMQ diventa interattivo e solidale e invita a votare i propositi di sostenibilità per l’anno nuovo. L’obiettivo più votato sarà supportato dal Gruppo IMQ con una donazione.

 

Abbiamo un sogno: quello della sostenibilità.

Un sogno che richiede più azioni che parole. Per questo vorremmo iniziare il nuovo anno facendo qualcosa di utile per realizzarlo, coinvolgendo anche i nostri clienti e stakeholders.

 

Abbiamo un desiderio: concretezza e collaborazione.

Nel nostro biglietto di auguri abbiamo raffigurato alcuni degli obiettivi di sostenibilità dell’agenda ONU 2030.
Ai nostri clienti e partner chiediamo di votare l’obiettivo che ritengono più urgente.

 

Abbiamo un impegno: supportare il proposito più votato.

A fine gennaio, a fronte dell’obiettivo più votato, come IMQ Group ci impegniamo a individuare un progetto coerente con l’obiettivo più votato – del quale vi daremo evidenza – e a sostenerlo con una donazione.

 

CLICCA QUI PER VOTARE

 

Categorie dell’articolo

IMQ, CAMERA DI COMMERCIO E POLIZIA LOCALE DI MILANO IMPEGNATI PER UN NATALE PIÙ SICURO

 Operativi su tutto il territorio controlli su giochi e addobbi natalizi per evitare truffe e possibili pericoli per i consumatori.

 Anche nel 2021 la Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi, la Polizia Locale di Milano e IMQ stanno collaborando nelle attività volte a identificare e sequestrare merci natalizie non conformi alle normative vigenti e potenzialmente pericolose per i cittadini.

 I controlli effettuati da Camera di commercio e Polizia Locale

I controlli della Camera di commercio riguardano tutti i prodotti, sia quelli venduti online sia quelli offerti nei tradizionali punti vendita” ci spiegano dalla Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi.  “I prodotti vengono sottoposti ad un controllo visivo sui requisiti applicabili e, successivamente, se vengono riscontrate delle irregolarità o si sospetta che si tratti di beni contraffatti, vengono prelevati dei campioni affinché su di essi vengano condotte analisi e controlli più approfonditi presso laboratori accreditati quale IMQ”. Controlli dunque mirati, volti a verificare la corretta etichettatura e i requisisti di sicurezza, condotti durante tutto l’arco dell’anno anche in operazione congiunta con altri enti e su numerosi prodotti quali, oltre alle catene luminose, i giocattoli, gli elettrodomestici, i tessili…

I numeri

Un’idea di quanti possano essere i prodotti potenzialmente pericolosi ce la dà la Polizia Locale: “Nel 2020 la Polizia Locale di Milano ha denunciato numerosi commercianti per aver immesso sul mercato prodotti pericolosi ed ha effettuato oltre 100 sequestri sottraendo al mercato circa 47.000 prodotti non conformi ai requisiti di sicurezza, tra cui giocattoli, prodotti elettrici, luminarie natalizie ed elettrodomestici”.

Cosa succede quando un prodotto non è conforme ai requisiti di sicurezza?

Una volta che la Polizia Locale e la Camera di commercio, avvalendosi della competenza tecnica di IMQ, accertano la non conformità dei prodotti e il conseguente rischio che ne deriva per la sicurezza dei consumatori, provvedono ad informare i Ministeri dello Sviluppo Economico e della Salute, affinché ne vietino la commercializzazione sul mercato nazionale, disponendo il ritiro oppure il richiamo del prodotto non conforme, laddove sia già nella disponibilità dei consumatori.

Le autorità nazionali notificheranno quindi alla Commissione Europea il prodotto ritenuto pericoloso per la sicurezza dei consumatori, affinché ne vieti la commercializzazione sul territorio comunitario.

Cosa può fare il consumatore in caso di prodotto pericoloso?

Il cittadino che abbia motivo di ritenere la pericolosità del prodotto acquistato (mancanza di etichettatura, di marcatura CE o altri marchi di conformità) può segnalarlo alla Polizia Locale o alla Camera di commercio, le quali in stretta sinergia con i tecnici di IMQ, effettueranno gli opportuni controlli volti a verificare la conformità del prodotto ai requisiti di sicurezza prescritti dalla normativa comunitaria.

In caso di irregolarità, la Polizia Locale e la Camera di commercio provvederanno tempestivamente al prelievo e al sequestro del prodotto presso l’attività commerciale in cui è posto in vendita.

Il ruolo di IMQ

Nelle attività di controllo e verifica condotte dalla Camera di commercio e dalla Polizia L­­­ocale, IMQ è partner tecnico nella verifica dei requisiti di sicurezza. Un’attività che da tempo svolge a livello nazionale, collaborando con le principali Autorità deputate alla tutela del Mercato, tra le quali anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. “Ogni anno portiamo nei nostri laboratori di prova migliaia di prodotti per verificare i requisiti di qualità e sicurezza” ci spiegano da IMQ. “La nostra attività di verifica si svolge principalmente su prodotti elettrici ed elettronici per accertarne la conformità ai requisiti di sicurezza previsti dalle direttive europee”.

 

VADEMECUM PER UN ACQUISTO E UN USO SICURO DI REGALI E LUCI NATALIZIE

Dalla voce degli esperti, ecco i consigli per acquistare e utilizzare in sicurezza

  • Regali: verificare che sia presente la marcatura CE e preferire prodotti con marchio di sicurezza volontario. La marcatura CE è obbligatoria per tutti i prodotti per i quali una direttiva europea la richiede (ad esempio materiale elettrico, giocattoli) e rappresenta la dichiarazione da parte del fabbricante che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza. I prodotti certificati con un marchio di sicurezza volontario (ad es. IMQ   ) offrono una maggiore tranquillità perché garantiscono che il prodotto, prima di essere commercializzato, è stato sottoposto da un ente terzo indipendente a tutte le verifiche necessarie per accertarne la sicurezza e che, anche una volta sul mercato, è soggetto a sorveglianza periodica per garantire il mantenimento dello standard qualitativo
  • Luci natalizie: brillare in tutta sicurezza! Le luci natalizie hanno al loro interno un piccolo impianto elettrico: è dunque importante che siano sicure in quanto a contatto con superfici altamente infiammabili. Esse possono inoltre essere sottoposte a condizioni climatiche estreme, aspetti da considerare bene prima dell’acquisto e durante l’uso.

Si consiglia, prima di procedere all’acquisto, di verificare i requisiti essenziali del prodotto e di osservare le diciture riportate sulla confezione quali, ad esempio, il nome del produttore, dell’importatore, la marcatura CE, e l’indicazione delle modalità di utilizzo, compreso l’uso interno o esterno delle luci. Le luci da utilizzare all’esterno, essendo soggette a condizioni di utilizzo diverse, devono indicare la dicitura “per esterno”; esse sono facilmente riconoscibili attraverso la sigla IP – ad esempio IP44 – riportata sulla confezione. I prodotti devono essere accompagnati da avvertenze ed istruzioni in lingua italiana. Infine, si ricorda di comprare sempre da rivenditori affidabili, evitando acquisti da venditori poco professionali.

  • Decorare l’albero: è anche questione di sicurezza. L’albero di Natale è a stretto e costante contatto con materiale elettrico, per questo non vanno sottovalutati i rischi di incendio, che si tratti di un albero naturale o sintetico. Nel caso dell’albero artificiale occorre verificare che sia autoestinguente – specifica riportata sulle istruzioni o sulla confezione con le diciture “ignifugo” o “non infiammabile”. Se possibile, si consiglia di puntare su alberi costruiti con materiali ecosostenibili. Se si opta per un albero naturale, verificare all’acquisto che questo sia sano e non già secco: un albero secco in presenza di fiamme può bruciare in soli 20 o 30 secondi. Una particolare cautela nel collegamento delle luci natalizie: se possibile, meglio predisporre una presa per ogni spina, in alternativa, utilizzare prese multiple o adattatori, preferibilmente certificati. Se utilizzate all’esterno, ricordarsi di verificare che siano protetti e destinati all’uso. Infine, scollegare sempre gli alimentatori dalle prese quando si esce di casa e possibilmente anche di notte: anche la bolletta ne beneficerà.

 

 

Categorie dell’articolo

Nel 2021 entrano in vigore le novità normative introdotte dall’Unione Europea che comportano una maggiore chiarezza nell’identificazione dei prodotti più efficienti e una maggiore durata degli apparecchi.

Qualcuno potrebbe averle già trovate nelle istruzioni degli elettrodomestici ricevuti in regalo o acquistati a fine anno, tutti gli altri le vedranno di certo esposte a partire dal 1° marzo 2021. Stiamo parlando delle nuove etichette energetiche volute dall’Unione Europea per riportare ordine nella classificazione energetica degli elettrodomestici ma anche per stimolare lo sviluppo di nuovi prodotti sempre più efficienti dal punto di vista energetico.

Ma quali sono esattamente le logiche e il funzionamento delle nuove etichette? Le ricorda IMQ, Istituto Italiano del Marchio di Qualità, il maggiore organismo in Italia nella valutazione delle conformità (test, ispezioni, certificazioni) nel settore elettrico.

 

Perché cambiano le etichette

Come ben spiegato dalla Commissione Europea, se da una parte le vecchie etichette energetiche hanno indubbiamente contribuito allo sviluppo innovativo dell’industria e alla concorrenza, favorendo l’immissione sul mercato di nuovi prodotti in classi energetiche via via superiori, dall’altra stavano diventando fonte di confusione. La classe “A” seguite da uno o più “+” era diventata quella che raggruppava la maggior parte degli elettrodomestici, lasciando così vuote le classi inferiori e portando il consumatore a non comprendere con chiarezza che un frigorifero in classe A+, in realtà era il meno efficiente dal punto di vista energetico sul mercato.

Per porre fine a una situazione poco chiara, alzare gli obiettivi di efficienza energetica e ridare ai consumatori un valido strumento di differenziazione e di scelta dei prodotti in base alla loro effettiva efficienza energetica, si è voluto ritornare alla ben nota scala A-G (Regolamento (UE) 2017/1369) che sarà obbligatoria dal prossimo 1° marzo.

 

Promemoria per i consumatori

Inizialmente l’aggiornamento potrà creare un po’ di confusione tra i consumatori che, abituati a scegliere solo tra classi A, si potranno trovare di fronte a un frigorifero di classe C con le stesse caratteristiche di efficienza energetica di un frigorifero che fino a pochi giorni prima rientrava nella classe A+++, oppure a una lavastoviglie ora in classe E, mentre prima era di classe A++. Ma non bisogna preoccuparsi. Anche se un apparecchio otterrà una classe inferiore, rimarrà altrettanto efficiente. Il cambiamento non riguarda infatti le prestazioni del prodotto, ma solo il suo punteggio, e dunque una riscalatura dell’etichetta. Le differenze tra i punteggi attuali e quelli nuovi sono dovute a più raffinati e in parte severi metodi di prova e misurazione adottati dalla Commissione Europea.

Altro elemento da ricordare è che all’inizio, sul mercato, nessun apparecchio rientrerà nella categoria A e che solo pochi avranno l’etichetta B e C, in modo da incentivare l’innovazione e lo sviluppo di prodotti più efficienti dal punto di vista energetico.

Tuttavia, i consumatori dovranno fare attenzione perché i modelli con la vecchia etichetta potranno essere esposti e venduti fino al 30 Novembre 2021.

Dal 1° Dicembre 2021 sarà invece rigorosamente vietato vendere i modelli con la vecchia etichettatura.

Quanto si risparmierà

È stato stimato che la legislazione europea per le etichette energetiche e l’ecodesign porterà un risparmio energetico di circa 230 Mtep entro il 2030. Per i consumatori, questo significa un risparmio medio fino a 285 euro all’anno sulle loro bollette energetiche domestiche. Inoltre, le misure di efficienza energetica creeranno 66 miliardi di euro di entrate extra per le aziende europee.

I prodotti coinvolti.

Dal 1° marzo 2021 le nuove etichette compariranno nei negozi su lavastoviglie, lavatrici e lavasciuga biancheria, frigoriferi e congelatori (incluse cantinette per vino a uso domestico), televisori e display elettronici. Per le lampade bisognerà aspettare fino al 1° settembre 2021.

Nell’ambito dei prodotti commerciali le nuove etichette riguarderanno gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.

Come riconoscere la nuova etichetta da quella vecchia

Oltre dalla scala di efficienza energetica che andrà dalla classe A (più efficiente) alla classe G (meno efficiente) senza più lettere doppie o “+”, le nuove etichette saranno riconoscibili dalla presenza, in alto a destra, di un QR-code grazie al quale i consumatori potranno ottenere informazioni supplementari (non commerciali) attraverso la scansione con uno smartphone comune. Schede tecniche, documentazione e dati saranno inseriti dai fabbricanti nella banca dati unionale EPREL cui tutti i cittadini europei potranno accedere via Internet.

Il QR-code risolverà in questo modo il limite del poco spazio disponibile sull’etichetta fisica, consentendo al consumatore l’accesso a ulteriori dati, con la possibilità di confrontare rapidamente l’efficienza energetica di vari modelli e individuare facilmente quello che gli consentirà un minore consumo di energia e quindi un maggiore risparmio.

EPREL, una banca dati centralizzata a favore della correttezza delle informazioni. Scopo di EPREL (EU Product Database for Energy Labelling) è anche quello di agevolare la vigilanza del mercato da parte delle autorità nazionali e dunque contribuire alla trasparenza. Secondo le stime il 10-25% dei prodotti sul mercato europeo, infatti, non è del tutto conforme ai regolamenti di etichettatura energetica.

Un dato che viene confermato anche dall’attività condotta da IMQ quale laboratorio di prova di riferimento delle Autorità preposte alla vigilanza del mercato in termini di dichiarazioni prestazionali: nel 2018, su 110 prelievi effettuati dalle Camere di Commercio, l’80% sono risultati non conformi e le relative dichiarazioni prestazionali non corrispondenti.

Come leggere la nuova etichetta

Ecco come si presenta lo schema della nuova etichetta energetica, che deve essere posta in posizione ben visibile al consumatore.

Nell’esempio qui a fianco è riprodotta l’etichetta di un frigorifero.

  1. Nel punto 1, in testata a destra, è riportato il QR-code, cui seguono subito sotto il nome del produttore e il modello dell’apparecchio
  2. Nel punto 2 è indicata la classe di efficienza energetica tramite una scala semplificata dalla A (classe maggiore efficienza energetica) alla G (minima efficienza energetica).
  3. Nel punto 3 viene riportato il consumo annuo in kWh/anno (misurato in base alle nuove condizioni standard)
  4. Nel punto 4 sono indicati, attraverso icone e pittogrammi, le informazioni utili aggiuntive che cambiano a seconda della categoria di prodotto. Nel caso del frigorifero si trovano: indicazioni sul volume totale del comparto congelatore, sul volume totale del comparto frigo. Si trova inoltre l’informazione sulle emissioni sonore (espresse in dB(A) re 1 pW e classe di emissioni sonore) e con classi di rumorosità dalla A alla D per rendere il livello di rumore in dB (A) più trasparente. Nell’etichetta di lavatrici e lavastoviglie, in quest’area il consumo di acqua ed energia elettrica verrà indicato non più sul valore annuale, ma rispettivamente per singolo ciclo e 100 cicli.

 

L’etichetta nelle vendite online

Anche quando si effettuano acquisti online o a distanza, ad esempio per telefono o tramite catalogo, è importante che vengano fornite le informazioni energetiche del prodotto. Per le vendite su Internet:

  • l’etichetta energetica corrispondente al prodotto pubblicizzato deve essere chiaramente visibile (accanto al prezzo del prodotto) oppure
  • se l’etichetta non è visibile, occorre visualizzare la classe energetica (utilizzando una “freccia annidata” – che a sua volta deve fungere da link all’etichetta energetica corrispondente).

 

 

 

 

 Elettrodomestici più duraturi

In ottemperanza a quanto previsto dalle più recenti Risoluzioni europee in attuazione della Direttiva sulla progettazione ecocompatibile (2009/125/CE) dal 1 marzo 2021  i pezzi di ricambio per aggiustare un elettrodomestico messo in commercio dovranno essere reperibili per almeno sette anni (addirittura dieci anni per alcuni pezzi di frigoriferi, lavastoviglie e lavatrici) dalla data d’acquisto e in generale fino allo stesso numero di anni dopo la fine della produzione di quel modello.

Un’indicazione che si colloca nell’ambito della progettazione ecocompatibile con l’obiettivo di incentivare la riparabilità e la riciclabilità dell’elettrodomestico, riducendo gli sprechi e l’inquinamento da rifiuti.

 

Curiosità sull’etichetta energetica

  • L’etichetta energetica è riconosciuta dal 93% dei consumatori e il 79% ne tiene conto al momento di acquistare elettrodomestici nuovi, come ha rilevato l’Eurobarometro.
  • Il 10% del risparmio energetico potenziale consentito dal piano europeo di etichettatura energetica viene perso a causa della non conformità dell’etichettatura.
  • L’esempio dell’etichetta energetica, avviata in Europa dal 1995, è stato seguito da altri 59 paesi extra UE che l’hanno estesa anche ad altri prodotti quali immobili, pneumatici, automobili e altri tipi di beni di consumo o apparecchiature del settore commerciale

***

IMQ nel settore elettrico

IMQ è la maggiore realtà italiana nel settore elettrico per la valutazione della conformità, con certificazioni, prove, verifiche tecniche e ispezioni degli apparecchi elettrici in commercio.

In termini di efficienza dei prodotti elettrici, IMQ – oltre a supportare i produttori nella misurazione dei consumi e nella verifica dell’effettiva efficienza dei loro prodotti – è laboratorio di prova di riferimento delle autorità preposte alla sorveglianza del mercato e partner di ANTICSS, un nuovo progetto europeo voluto per contrastare gli ambiti di possibile circonvenzione della fede pubblica tramite false comunicazioni dei dati in etichetta o delle caratteristiche funzionali dei prodotti.

 Link utili

  • https://www.label2020.it/
  • https://ec.europa.eu/info/energy-climate-change-environment/standards-tools-and-labels/products-labelling-rules-and-requirements/energy-label-and-ecodesign/product-database_en#consult-the-database
Categorie dell’articolo

Se da un lato l’educazione è lo strumento più potente che hanno i genitori per consentire ai loro figli di approcciare la vita digitale con cognizione di causa, dall’altro ci sono degli accorgimenti pratici che possono aiutare, in particolare durante le prime fasi o quando i bambini sono in un’età dove l’imposizione funziona ancora. Ricordando sempre che i bambini non conoscono i pericoli che si celano nel mondo del Web e del digitale, ma sanno usare gli strumenti meglio dei loro genitori. È per questo motivo che un controllo meramente “tecnico” rischia di essere un fallimento.

In occasione del Safer Internet Day, ecco alcuni consigli preparati dai cyber esperti di IMQ Intuity, per tutelare i nostri figli da alcuni pericoli della vita online.

Ladro, anonimo, subdolo e con una grande memoria. Sono queste le principali caratteristiche che dovremmo ricordare ai nostri figli che utilizzano Internet e la messaggistica istantanea. 

Internet in un certo senso è infatti un ladro: non è stato progettato per questo, naturalmente, ma di fatto si impossessa di tutto ciò che noi gli diamo e, oltre a non restituirlo, ne sottrae il controllo al legittimo proprietario.

Internet è anonimo: non puoi essere certo di chi c’è dall’altra parte. La graziosa Trottolina09 potrebbe benissimo essere un pervertito 60’enne, non c’è modo di saperlo, se non tramite un’indagine da parte delle forze dell’ordine. I bambini e i ragazzi più giovani, mancano della malizia che noi adulti abbiamo maturato nel tempo, non gli è naturale essere diffidenti e tanto meno riescono a comprendere l’idea che qualcuno si presenti con un’identità falsa per fargli del male. Dobbiamo essere noi a spiegare loro, prematuramente, ad essere sospettosi.

Internet è subdolo: tutto è costruito per tenerti li, per farti fare un click in più, per farti aprire la tua App preferita 10, 20 volte al giorno. Perché c’è sempre qualcosa che ti aspetta.

Infine Internet ha una memoria infinita: quando postiamo messaggi e foto o li inviamo tramite un sistema di messaggistica istantanea quell’informazione rimarrà per sempre.

Come fare per proteggere i nostri figli da alcuni pericoli della vita online in particolare per tutelarli dal confronto con un mondo che, volontariamente o involontariamente, può mettere in crisi il loro naturale sviluppo psico fisico, più che la salvaguardia dei loro dati.

Contro i pericoli legati alla socializzazione on line (cyberbullismo, adescamento, sexting, Revenge Porn, Social Challenge,..) non esistendo un”antivirus” tecnologico, il dialogo e l’educazione rimangono fondamentali. È importante quindi che i genitori:

  • vedano quello che i loro figlio fanno online
  • partecipino e li guidino nelle loro attività
  • abbiano accesso allo smartphone per controllare periodicamente le attività del figlio
  • conoscano le password di accesso ai Social Network, alle applicazioni per la condivisione di file (Dropbox, Drive, etc…) e naturalmente alle applicazioni di messaggistica istantanea (WhatsApp, Telegram, Signal)
  • si informino seriamente, su quelli che sono i fenomeni socio-digitali che coinvolgono i nostri figli. Una fonte tra tante è quella offerta dal Movimento Etico Digitale: https://socialwarning.it/blog-social-warning-movimento-etico-digitale/
Contro invece i rischi legati all’uso alla navigazione su siti dai contenuti inadeguati (pornografia, violenza, incitamento all’odio, etc), pagamenti online, installazione di App “malevole” e il furto di identità digitale, vi sono invece numerose soluzioni tecnologiche:

  • attivazione dei sistemi di protezione già compresi negli smartphone. Ad esempio, nel caso di Apple la funzionalità “in famiglia” che consente ad un adulto di definire dei criteri d’uso specifici per i propri figli. Impostazioni similari sono possibili anche con i dispositivi Android, anche se in questo caso la specifica configurazione varia da produttore a produttore.  Disponibile sia per Apple che per Android c’è l’App Google Family Link, che consente di gestire e controllare il dispositivo usato dai bambini impostando i blocchi più opportuni ed avendo sempre sotto controllo le attività online dei propri figli
  • attivazione dell’autenticazione sicura, o autenticazione a due fattori, utile per evitare il furto di identità (raccomandato, non solo per i bambini). È disponibile gratuitamente in quasi tutti i servizi online
  • dotare lo smartphone di un codice di sblocco, in modo da ridurre il rischio che qualcuno possa accedervi in caso di furto o smarrimento
  • nel caso di utilizzo dei computer, creare un profilo di accesso al dispositivo con dei permessi limitati. In questo modo si evita che il bambino, consapevolmente o meno, installi del software non opportuno nel computer.

Per proteggere la navigazione invece si può agire su più fronti, anche contemporaneamente, facendo in modo che la navigazione sia controllata e dotata di un sistema che blocchi l’accesso a siti inopportuni:

  • installando un software specifico sul dispositivo che blocchi l’accesso a certe tipologie di contenuti e siti, le ultime versioni di Windows, ad esempio, includono già Windows Family Safety.
  • configurando il nostro router domestico per utilizzare uno dei seguenti servizi gratuiti:
  • https://www.opendns.com/setupguide/#familyshield
  • https://1.1.1.1/family/
Categorie dell’articolo

certificazione casco bici

Dall’Olanda arriva la nuova normativa sulla sicurezza dei caschi da bici con requisiti ancora più restringenti rispetto alla normativa tradizionale. L’Istat ha stimato che nel 2015 i ciclisti coinvolti in incidenti siano stai 45 al giorno e 252 le vittime, una ogni 35 ore. Tra le cause principali non vi sono solo la violazione del codice della strada, ma il mancato uso di dispositivi di sicurezza in particolare il casco.

Spesso si pensa che il rischio di farsi male in bicicletta sia presente solo a velocità elevata, ma non è così. Il casco andrebbe portato sempre anche per muoversi in città, basti pensare che in una caduta da fermi la testa potrebbe raggiungere una velocità di 18/20km/h quando impatta con il suolo. Ecco perché prima di poter essere in commercio i caschi devono essere sottoposti a numerosi test e ottenere la marcatura CE come previsto dalla norma EN 1078. Il casco deve quindi superare alcune prove importanti, tra cui:

  • L’assorbimento urti: una velocità di 5,42m/s e 4,57 m/s per capire se in caso di caduta il casco sia in grado di assorbire l’energia e non trasmessa alla testa.
  • Il sistema di ritenuta: ovvero il cinturino come prova di scalzamento e resistenza per assicurarsi che il caso si mantenga in posizione adeguata durante un incidente.

Oggi l’asticella della sicurezza è stata alzata ulteriormente, richiedendo dei test aggiuntivi oltre quelli già previsti per ottenere la marcatura CE. Secondo la nuova normativa olandese, i caschi da bicicletta tradizionale dovranno essere sottoposti agli stessi test per l’utilizzo del casco su di una bicicletta  a pedalata assistita che può raggiungere i 45 km orari.  Così i produttori hanno l’opportunità di evidenziare la conformità del proprio casco a requisiti di sicurezza maggiori e i consumatori hanno un ulteriore strumento di scelta e garanzia.

Il mercato delle biciclette e la nuova normativa di sicurezza

La bici è uno dei mezzi di trasporto più utilizzato in Europa e l’Italia ne è il secondo esportatore. Nel 2015 il mercato delle bici ha prodotto 6.206.587 euro di fatturato ed è stato stimato che abbia portato benefici a livello sanitario per 1.054.059 euro, in particolare per 960.000 euro riguarda la salute dei bambini grazie a una maggior attività all’aria aperta (dati rapporto A Bi Ci di Legambiente). Inoltre nel 2016 il mercato dell’e-bike ha subito un’impennato del 120%. Oggi CSI, società del Gruppo IMQ, è l’unico organismo in Italia accreditato per rilasciare certificati secondo lo schema NCS 8776 basato sulla nuova norma olandese NTA 8779 destinata ai caschi per S-EPAC, ma applicabile anche a tutti i caschi per bici per l’appunto.

Riassumiamo qui i dati che devono essere riportati sull’etichetta:

  • Marcatura CE (obbligatoria)
  • Marcatura EN-1078 (vivamente consigliata)
  • Norma Europa di riferimento – EN 1078: anno norma
  • Nome o logo del fabbricante
  • Nome del casco
  • Taglia casco in gr.
  • Anno e trimestre di fabbricazione
Categorie dell’articolo

Seggiolini auto: come sceglierli

4237

Breve vademecum per la scelta e l’utilizzo sicuro dei seggiolini auto, ricordando come è perché vadano utilizzati e assicurati in maniera corretta sempre, anche su percorsi stradali di breve durata e/o a bassa velocità.

COME SCEGLIERLO

Verificare l’omologazione
: per legge, prima di essere immessi sul mercato, i seggiolini auto devono essere omologati. L’omologazione indica che il seggiolino è stato sottoposto da appositi laboratori, riconosciuti dai Ministeri dei Trasporti, a specifici test necessari per verificare la conformità del prodotto ai requisiti di sicurezza minimi previsti dalle normative europee. Le principali normative di riferimento ad oggi sono quelle stabilite da due regolamenti internazionali: l’UN ECE R44 (e successive revisioni) ma soprattutto il più recente UN ECE R129 (e successive revisioni). Il riferimento dell’omologazione si trova sull’etichetta del seggiolino.

Leggere l’etichetta: oltre all’omologazione, l’etichetta riporta moltissime informazioni utili nella scelta del seggiolino.

Quella dei seggiolini omologati secondo la  UN ECE R44 riporta le seguenti informazioni: 
– Marchio azienda Normativa di riferimento
– Compatibilità con le auto*
– Fascia di peso: indica la fascia di peso del bambino. Se è presente la lettera Y, significa che il seggiolino è dotato di un dispositivo di ritenuta a 5 punti con “spartigambe”.
-Marchio di omologazione: indica il Paese in cui è stata ottenuta l’omologazione: 1 = Germania, 2 = Francia, 3 = Italia, 4 = Paesi Bassi, ecc. (secondo i regolamenti ECE-Onu, il numero identificativo del Paese è preceduto dalla lettera “E” maiuscola).
– Numero di omologazione
– Numero progressivo di produzione (non sempre presente: numero univoco assegnato al modello specifico di seggiolino, utilizzato per la tracciabilità (Lotto).

L’etichetta dei seggiolini omologati UN ECE R129 riporta invece le seguenti informazioni:
– Compatibilità con le auto*: viene introdotta la dicitura i-Size caratteristica per i seggiolini omologati secondo questo Regolamento.
– Classificazione altezza: definisce la fascia di altezza e la massa corporea del bambino
– Marchio di omologazione europea: indica il Paese in cui è stata ottenuta l’omologazione:   1= Germania, 2 = Francia, 3 = Italia, 4 = Paesi       Bassi,   (secondo i regolamenti ECE-Onu, il numero identificativo del Paese è preceduto dalla lettera “E” maiuscola).
– Numero di omologazione: indica il numero della norma e delle successive modifiche di riferimento.
– Numero progressivo di produzione (non sempre presente): numero univoco assegnato al modello specifico di seggiolino, utilizzato per la tracciabilità (Lotto).

* Verificare la compatibilità con la propria auto:
L’etichetta dei seggiolini omologati secondo la UN ECE R44 prevede le seguenti categorie:
1) “Universal” – compatibile con tutti i posti auto indicati come “Universal” e quindi dotati di cintura per adulti a 3 punti.
2) “Semi-universal” – compatibile con tutti i posti auto indicati come “Universal”.
In entrambe le categorie può essere riportata la dicitura ISOFIX, in questo caso il seggiolino può essere installato con il sistema ISOFIX solo nelle posizioni auto che hanno l’indicazione ISOFIX.
L’etichetta dei seggiolini omologati secondo la UN ECE R129 prevede le seguenti categorie:
1) “i-Size” – compatibile con tutti i posti auto indicati come “i-Size”. Include obbligatoriamente il fissaggio con sistema ISOFIX per seggiolini fino a un’altezza di 100 cm e opzionale per seggiolini con altezza superiore ai 100 cm.
2) “Specific Vehicle” – indica che può non esserci compatibilità con tutti i veicoli. Può essere presente una lista veicoli che ne indica la compatibilità. Si consiglia comunque di verificare la compatibilità con il proprio veicolo.

Verificare la coerenza con peso e altezza del bambino che utilizzerà il seggiolino – sull’etichetta è indicata la classificazione di altezza e peso a cui è rivolto il prodotto.

UTILIZZO DEL SEGGIOLINO

Quando utilizzarlo: in Italia il seggiolino deve essere utilizzato obbligatoriamente per bambini fino ai 150 cm di altezza e per qualsiasi spostamento In Italia gli incidenti sono la principale causa di morte nei bambini dagli 0 ai 14 anni: nel 37% dei casi si tratta di incidenti stradali e molti si verificano in strade urbane, dove si pensa che vi siano meno possibilità di collisioni (dati Regione Lombardia).

Come posizionarlo: il seggiolino deve essere posizionato in senso contrario di marcia secondo quanto indicato nel manuale d’uso (si consiglia fino ai 15 mesi) e preferibilmente sul sedile posteriore, ricordandosi sempre di attivare il blocco maniglie dell’auto. Se lo si posiziona sul sedile anteriore, attenzione a disattivare il sistema di Airbag per i seggiolini montati in opposto senso di marcia.

Controllare periodicamente la corretta installazione 

Verificare il posizionamento del bambino: per quanto possibile deve essere collocato nella posizione più corretta in modo da ridurre al minimo eventuali lesioni in caso di urto seguendo quanto riportato nel manuale d’istruzione.

Verificare lo schienale: ricordarsi che secondo le ultime revisioni normative della UN ECE 44 (seggiolini omologati dopo febbraio 2017) la nuova normativa UN ECE R129, i bambini alti meno di 125 cm che viaggiano su un seggiolino omologato non possono più essere trasportati con un seggiolino senza schienale.

Cosa fare dei vecchi seggiolini? Tutti i seggiolini attualmente in circolazione (con la sola esclusione di quelli conformi alle norme più datate, la UN ECE R44 01 e la UN ECE R44 02, in vigore fino a metà anni 90, attualmente fuorilegge) possono ancora essere utilizzati. Tuttavia, dato che quelli prodotti con riferimento alle norme più aggiornate (UN ECE R44 04 e UN ECE R129) promettono una maggiore sicurezza, CSI consiglia, ove possibile, il ricorso ai dispositivi più moderni.

        • “Una condotta rigorosa da parte dei genitori, adottando tutte le precauzioni possibili, è fondamentale per garantire 
        • l’efficienza dei sistemi di sicurezza”. Raccomandano gli esperti CSI. “Ma soprattutto occorre ricordare che il seggiolino va utilizzato sempre, su ogni percorso e a qualsiasi velocità. Se il bimbo non è ben assicurato, anche un urto a bassa velocità può essere estremamente dannoso per il piccolo. Da ricordare, poi, che il 40% degli incidenti mortali si verifica su percorsi inferiori ai 3 km, soprattutto in città”.

      La nuova normativa UN/ECE R129. È entrata in vigore nel 2013 ed è rivolta ad aumentare gli standard di sicurezza attraverso 3 diverse fasi che riguardano sia i seggiolini con sistema ISOFIX sia quelli che prevedono l’installazione con cintura di sicurezza.

      La prima fase della normativa, che ha introdotto il termine “i-Size” e in vigore dal 2013, riguarda i bambini che non superano i 105 cm di altezza. In primo luogo, ridefinisce i criteri di classificazione dei seggiolini, che non si distingueranno più a seconda del peso del bambino, ma secondo la sua altezza. Una novità importante introdotta dalla normativa riguarda l’obbligo d’installazione del seggiolino in senso contrario di marcia fino ai 15 mesi, poiché in caso di impatto frontale le forze vengono distribuite sulla superficie più ampia della schiena, garantendo una maggior protezione del collo e della testa del bambino. Il trasporto in senso contrario di marcia si consiglia debba avvenire sul sedile posteriore, qualora il posizionamento del seggiolino fosse sul sedile anteriore, sarà necessario assicurarsi della disattivazione dell’airbag. La normativa precedente, la UN ECE R44, non prevedeva alcuna prova dinamica per gli impatti laterali, al contrario, il Regolamento 129 introduce l’obbligo di un test dinamico che riproduce un impatto laterale con l’intrusione della portiera nel veicolo. È stato dimostrato che nel 50% dei casi i seggiolini non vengono installati correttamente attraverso l’uso delle cinture di sicurezza, la nuova normativa ha introdotto l’obbligo di installazione dei seggiolini fino a 100 cm con il sistema ISOFIX che permette una maggior facilità di attacco e un minimo rischio di errore.

      La seconda fase della normativa è entrata in vigore nell’estate del 2017 e si rivolge ai bambini che vanno dai 100 cm a 150 cm di altezza. La sostanziale differenza rispetto la fase precedente riguarda i sistemi di installazione dei seggiolini: non è obbligatorio il sistema ISOFIX, i bambini più grandi potranno viaggiare con o senza questo tipo di installazione. La R129-02 non permette l’omologazione di seggiolini auto senza schienale e introduce l’obbligo del seggiolino fino almeno a 135 cm. (l’obbligo di uso del seggiolino è regolamentato a secondo dei Paesi di riferimento, in Italia rimane fissato a 150 cm).

      La terza fase della normativa, ancora in fase di revisione e probabilmente entrerà in vigore da febbraio 2019, definirà l’utilizzo dei sistemi di ritenuta installati con cinture di sicurezza per adulti. Dopo un periodo di transizione, la precedente normativa R44 sarà gradualmente sostituita.

      Il codice della strada. Ancor prima della normativa R129 è il Codice della Strada a imporre precise regole per la sicurezza dei bambini in auto: l’articolo 172 del Codice della Strada obbliga all’utilizzo di dispositivi di ritenuta omologati per i bambini di statura inferiore a 150 cm. In caso di mancato rispetto di quest’obbligo si è soggetti a una sanzione che va dagli € 80 ad aumentare nei casi previsti dalla legge, oltre alla sospensione della patente dai 15 giorni ai due mesi nel caso di doppia sanzione per la stessa infrazione nell’arco di due anni.

    • I test effettuati da CSI. CSI è laboratorio riconosciuto per effettuare i testi necessari per l’omologazione dei seggiolini auto da numerosi Ministeri internazionali (Olanda, Irlanda, Germania). Tra i principali test necessari all’omologazione ricordiamo i seguenti:
      – test dinamici che simulano urto frontale, posteriore e laterale
      – test che verificano il trattenimento del bambino durante una condizione di capovolgimento del veicolo
      – test che verificano che il comportamento del seggiolino durante l’impatto fra la testa del bambini e le parti rigide.
      – test di resistenza su tutti i componenti (fibbie, cinturini, regolatori,…)Ulteriori test di tipo volontario possono essere richiesti da clienti, quali ad esempio test dinamici a più alte velocità e di resistenza meccanica a carichi più elevati da quelli prescritti della normative di riferimento.
Categorie dell’articolo

Difendiamoci dalle zanzare

3936

Con l’estate torna il ciclico  problema delle lotta alle zanzare: come difenderci in totale sicurezza dal loro fastidioso attacco? Ecco una breve guida redatta dall’Istituto Italiano del Marchio di Qualità, dedicata in particolare alla scelta e all’utilizzo degli elettroinsetticidi.

A tutti è capitato di aver pensato alla soluzione migliore per non essere svegliati nel cuore della notte dal fastidioso ronzio di una zanzara e di voler capire che cosa le attira (e le respinge) e come difendersi in totale sicurezza, e perché no, a scegliere un metodo che sia anche a tossicità zero per noi e per l’ambiente che ci circonda.

Innanzi tutto, è bene sapere che le zanzare reagiscono a tre categorie di stimoli:

  • Stimoli visivi
  • Stimoli termici
  • Stimoli olfattivi

Il canale sensoriale prediletto è quello olfattivo: è stato dimostrato, infatti, che le zanzare sono in grado di percepire, attraverso le antenne, l’anidride carbonica che traspira dalla pelle e l’acido lattico fino a una quarantina di metri di distanza; anche il sudore e il sebo secreto dalla pelle rendono la cute “attraente” per i piccoli insetti. Infine gli stimoli visivi: meno determinanti ma, in linea di massima, gli indumenti dai colori chiari o sgargianti sono piuttosto attraenti per le zanzare.

Le zanzare amano gli ambienti umidi e hanno bisogno di acqua stagnante per deporre le uova: per questo il primo importante accorgimento è evitare ristagni d’acqua – ad esempio nei sottovasi delle piante nei balconi. Ne basta davvero poca perché vadano a proliferare!

Gli elettroinsetticidi

Gli elettroinsetticidi sono sistemi anti-zanzare che non emettono sostanze tossiche e non usano additivi chimici, ma catturano gli insetti volanti rispettando l’ambiente e i loro antagonisti naturali come ragni, rospi, gechi e altri piccoli animali e prevedono uno smaltimento sicuro presso i centri di raccolta all’interno di contenitori appositi per lampade a raggi UVA.

Gli elettroinsetticidi sfruttano lo stimolo visivo per risolvere il problema delle zanzare. A differenza di altri strumenti antizanzare, infatti, non mirano a respingere ma ad attirare a sé gli insetti notturni mediante la luce emessa dalle lampade UVA, innocua per le persone ma irresistibile per le zanzare e altri insetti volanti (come moscerini della frutta, mosche, tafani, pappataci e vespe).

In base al metodo di “cattura” delle zanzare si distinguono tre tipi di elettroinsetticidi:

  • Modelli a carta collante: semplici e silenziose lampade ultraviolette applique sulla quale, al posto del riflettore, viene posta una pellicola collante, che funziona come una carta moschicida.
  • Elettroinsetticidi a ventola o ad azione meccanica. In questo caso la cattura dell’insetto, sempre attratto da luce UVA, è affidata a una ventola che lo “risucchia” e lo imprigiona in un cassettino nel quale le zanzare muoiono per disidratazione.
  • Modelli a folgorazione. Anche questi dispositivi sfruttano la luce ultravioletta come esca, ma utilizzano una scarica elettrica per folgorare la malcapitata zanzara.

Negli ultimi anni sono nati prodotti LED e a basso consumo, con l’obiettivo di rendere sempre più economico e amico dell’ambiente l’impiego dell’elettroinsetticida.

La posizione conta

  • La collocazione degli elettroinsetticidi è in una zona un poco distante dai luoghi frequentati dalle persone.
  • Sia per uso indoor che per uso esterno è opportuno disporre l’apparecchio nelle zone di maggior penombra e umidità. In una stanza: lontano dalle finestre o più semplicemente rivolto verso l’interno; in giardino lontano da altre fonti di illuminazione.
  • Se all’esterno, collocare gli apparecchi controvento, appesi ad almeno 2 metri di altezza; se all’interno, collocarli distanti da climatizzatori, le zanzare sono infastidite da correnti d’aria, difficilmente si avvicinano quindi all’elettroinsetticida.
  • La zanzara tigre vola solitamente sotto il metro d’altezza, quindi in questo caso è preferibile posizionare le trappole appoggiandole direttamente al suolo.
  • In ambiente indoor è importante collocare gli elettroinsetticidi lontano da porte e da finestre, con l’obiettivo di eliminare gli insetti già presenti all’interno e non richiamarne da fuori.
  • Se si dispongono più elettroinsetticidi nello stesso ambiente, occorre distanziarli in base al loro raggio d’azione.

La manutenzione 

  • Per gli elettroinsetticidi a ventola, ogni settimana è opportuno pulire i filtri con acqua e sapone e svuotare il cassettino affinché il flusso d’aria sia sufficiente a catturare e imprigionare le zanzare.
  • Per gli elettroinsetticidi a scarica è importante una pulizia da polveri con aria compressa.
  • Verificare periodicamente che non ci siano componenti rotte o mancanti e cavi scoperti, assicurandosi dell’integrità del prodotto. In caso, è bene ricorrere ad una sostituzione dell’apparecchio o riparazione presso un centro autorizzato.
  • Per mantenere l’efficacia al 100% è consigliabile la sostituzione della lampada UV secondo la frequenza indicata dal produttore (ad esempio dopo 1 anno), mentre per il dispositivo, che di norma ha una durata di anni, è sufficiente procedere con una pulizia e manutenzione regolare.

 

Consigli IMQ per un acquisto e utilizzo sicuro 

  • Verificare la presenza della marcatura CE
  • Preferire i prodotti che hanno ottenuto un marchio di sicurezza quale IMQ, per essere certi che l’apparecchio è stato realizzato a regola d’arte secondo le norme di sicurezza e verificato, prima dell’immissione sul mercato, da un organismo al di sopra delle parti.
  • Acquistare sempre e solo presso rivenditori affidabili e autorizzati senza inseguire la logica del risparmio.
  • Prima di collegare l’apparecchio verificare che la tensione di rete sia la stessa indicata sull’apparecchio.
  • Attenersi sempre alle istruzioni elencate nell’apposito libretto.
  • Non toccare gli elettroinsetticidi con mani o piedi bagnati o umidi.
  • Non usare gli apparecchi se danneggiati e non ricorrere al fai da te per aggiustarli.
  • Evitare che il cavo o la spina tocchino superfici calde.
  • Non permettere che l’apparecchio sia utilizzato da bambini e per questo posizionarlo fuori dalla loro portata.
  • Non mettere gli apparecchi in funzione in presenza di gas, liquidi o sostanze infiammabili o esplosive.
  • Non coprire l’apparecchio quando è in funzione.
  • Tenere pulite le griglie e i cassetti per la raccolta resti.
  • Verificare che gli elettroinsetticidi da esterno siano resistenti alla penetrazione all’acqua e, come quelli da interno, costruiti con materiale ignifugo che non faciliti un’eventuale propagazione del fuoco. Il cavo deve essere di un materiale resistente alle escursioni termiche, non deteriorabile né a causa sole né del freddo. La griglia che protegge l’utente deve impedire di poter accedere alle parti in tensione.

 

La garanzia del marchio IMQ

Gli elettroinsetticidi rientrano nel campo d’applicazione della norma CEI EN 60335-2-59 che regola la sicurezza degli apparecchi elettrici di uso domestico e similare e, in particolare, degli elettroinsetticidi.

L’Istituto Italiano del Marchio di Qualità, prima di rilasciare al produttore la certificazione di conformità alle normative di riferimento, controlla che l’apparecchio sia stato realizzato nel pieno rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza.

Nel caso degli elettroinsetticidi, IMQ li sottopone, presso i propri laboratori, a una lunga serie di prove: prove di sicurezza termica, elettrica e meccanica, prove di sicurezza fotobiologica per la verifica dei requisiti dei dispositivi d’illuminazione, prove di resistenza meccanica (urti, cadute, ecc), prove climatiche per verificare che gli apparecchi, in particolare quelli da esterno, siano resistenti alla penetrazione dell’acqua e alle escursioni termiche .

Ecco perché chi acquista un elettroinsetticida verificato e certificato da IMQ può esser sicuro di aver acquistato un elettrodomestico realizzato a norma.

 

OLTRE AGLI ELETTROINSETTICIDI

La zanzariera Il metodo più antico e naturale per difendersi dalle zanzare è la zanzariera: installata sulle finestre e, per i più piccini, su culla o lettino, garantisce la protezione senza rinunciare al ricambio d’aria nelle calde serate estive. La zanzariera è uno strumento molto efficace sia a casa, sia in campeggio, visto che praticamente tutti i tipi di tenda e camper ne sono dotati.

I repellenti naturali Le punture di zanzara sono fastidiose per tutti, ma per i bambini diventano un piccolo dramma. Per proteggere la pelle dei più piccoli è consigliabile l’utilizzo di repellenti a base di sostanze naturali che, in generale, sono ben tollerate anche dalle cuti più sensibili. Questi prodotti sono reperibili sia presso la grande distribuzione che in farmacia o erboristeria e solitamente sono a base di geranio, citronella, lavanda e timo e spesso si trovano anche in forma indossabile (es. braccialetti).

I repellenti chimici Disponibili in diversi formati come spray, lozione, gel o panni imbevuti, solitamente sono preparati chimici a base di dietiltoluamide. Questa sostanza è un repellente molto efficace anche se leggermente tossico e per questo non va applicato vicino a occhi e bocca.

Candele e spirali Le candele alla citronella sono un rimedio piuttosto diffuso anche se di limitata efficacia. Bruciando, le candele rilasciano l’aroma alla citronella, molto fastidioso per le zanzare. La stessa funzione viene assolta dalle spirali, comunemente chiamate zampironi che però, rispetto alle candele, sono più efficaci. Tuttavia, non è consigliabile utilizzarle in ambienti chiusi, soprattutto in presenza di bambini. Il funzionamento dello zampirone è del tutto simile a quello delle stecche d’incenso, che durante la combustione rilasciano il fumo profumato.

I diffusori elettrici Presenti oramai in quasi tutte le case, i diffusori elettrici sono disponibili in due modelli: i fornelletti a piastrina e i diffusori a carica liquida. I primi hanno un funzionamento molto semplice: una piccola resistenza scalda la piastrina imbevuta di repellente, rilasciandolo nell’ambiente che deve essere areato prima di andare a letto. I diffusori a carica liquida si presentano come una piccola boccia piena di liquido costituito da piretroidi (sostanze non tossiche per l’uomo ma si consiglia di leggere attentamente le istruzioni) che emanano un odore molto nocivo per le zanzare. I diffusori a carica liquida hanno il vantaggio di non dover cambiare piastrina ogni sera e di rilasciare sempre lo stesso quantitativo di repellente. Inoltre sono molto diffusi i modelli dotati di temporizzatore che consentono di non doverli attivare ogni sera. Rispetto ai fornelletti a piastrina, poi, i diffusori a carica liquida risultano innanzitutto più duraturi: possono durare anche un mese, tenendoli accesi 12 ore per notte. Per quanto riguarda i fornelletti a piastrina, invece, per una maggior efficacia è necessario sostituire la piastrina più o meno ogni notte. Entrambe le tipologie di diffusori sono piuttosto sicure: sono ben isolate e resistenti all’umidità, non sono per niente tossiche e sono molto efficienti contro le zanzare.

Apparecchi a ultrasuoni (o sonici) Si tratta di apparecchi a batteria o elettrici che emettono onde sonore non udibili dall’orecchio umano, ma molto fastidiose per gli insetti. Il funzionamento di questi apparecchi si basa sulla riproduzione di frequenze d’onda simili a quelle caratteristiche del richiamo sessuale della zanzara maschio. Le zanzare femmina già fecondate, che sono sempre alla ricerca di sangue da succhiare, infastidite dall’ultrasuono, si allontanano immediatamente. L’efficacia di questo tipo di apparecchi non è molto elevata ma sono del tutto innocui rispetto a insetticidi e repellenti chimici.

Negli ultimi anni sono nate anche diverse APP scaricabili che, basandosi sul principio delle onde sonore, si propongono di repellere le zanzare con l’uso delle giuste frequenze sonore.

Categorie dell’articolo

La certificazione di progetto, prima del suo genere in Italia e nel mondo, è stata rilasciata da CSI allo strumento costituito da sette differenti specie legnose provenienti da gestione forestale responsabile, realizzato dal mastro liutaio Marco Lorenzon e dell’esperto di legnami Gianni Cantarutti.

 

“Gli alberi sono gli strumenti a fiato del vento” scriveva il poeta e appassionato di botanica polacco Marian Bogdała. Ora in Friuli, e precisamente a Manzano (Udine), quegli stessi alberi hanno fornito la materia prima per costruire uno strumento – non a fiato ma a sei corde – in grado di riprodurre attraverso note, scale naturali ed accordi un’armonia che mette insieme artigianato e sostenibilità.

L’iniziativa è dell’esperto di legnami e manzanese doc Gianni Cantarutti che, grazie all’associazione Culturalegno – realtà senza fini di lucro che promuove, organizza e realizza attività ed iniziative per far conoscere il legno in rapporto alla cultura e alla natura – ha coinvolto nel progetto il liutaio goriziano Marco Lorenzon. Il risultato è una magnifica chitarra classica che racchiude ben sette specie differenti di legni (Abete Rosso, Mogano, Rovere Chiaro e Scuro, Betulla, Pao Ferro e Ovangkol). “Tutti legni sostenibili perché certificati dal Forest Stewardship Council® (FSC®)” afferma Cantarutti.

Come spiega infatti il liutaio Marco Lorenzon, la ricerca di materia prima sostenibile è al centro di questo progetto: “La chitarra, esattamente come gli alberi, è frutto di un lavoro lento ma ostinato, una sinfonia di passione e dedizione. Scegliendo di impiegare solo legni sostenibili abbiamo voluto ripagare la natura per la risorsa rinnovabile che ci ha donato”. Lo sforzo è stato dunque ricompensato con la certificazione di progetto FSC® (ICILA-PRO-000003) rilasciata dall’Organismo di Certificazione CSI S.p.A, che attesta appunto l’utilizzo di materia prima legnosa (oltre il 95%) certificata FSC®.

La produzione di chitarre “sostenibili” non è una novità a livello mondiale: la statunitense Martin & Co è infatti fra i più attivi e convinti produttori di chitarre con legno certificato FSC®, ma quella prodotta dal liutaio Marco Lorenzon in collaborazione con Gianni Cantarutti di Culturalegno è di fatto la prima chitarra che utilizza legni FSC® ad essere prodotta artigianalmente – e certificata con certificazione di progetto – in Italia. “L’auspicio ovviamente è che questo progetto possa aprire le porte ad altre certificazioni nel settore della produzione artigianale di strumenti musicali” spiega il direttore di FSC® Italia, Diego Florian.

Il progetto si inserisce nella scia di un fenomeno – quello dell’utilizzo di legno da fonti responsabili certificate FSC® – in costante crescita e che in Friuli Venezia-Giulia coinvolge attualmente 185 imprese (piccole, medie, grandi e consorzi), che hanno deciso di intraprendere questo percorso come fattore di competitività nel mercato unita alla sostenibilità, a cui si aggiungono le circa 2.100 aziende sparse su tutto il territorio nazionale.

 

Fonte: FSC®

Categorie dell’articolo

Ecoshopper: il laboratorio Food-Packaging-Materials di CSI, società del Gruppo IMQ, ci racconta quali verifiche  vengono condotte per accertare biodegradabilità e compostabilità di un materiale e quali i test per accertare che i materiali siano conformi a entrare a contatto con gli alimenti.

Prove di biodegradabilità e compostabilità secondo la norma UNI EN 13432:2002

La compostabilità è la capacità di un materiale organico di trasformarsi in compost mediante processo di compostaggio. Questo processo sfrutta necessariamente la biodegradabilità dei materiali di partenza per trasformarli in compost. I test analitici per la verifica di questo aspetto riprendono in modo analogo quanto accade presso gli impianti di compostaggio in cui il materiale di interesse è messo a contatto con il compost stesso. Il requisito è il raggiungimento di oltre il 90% di frammentazione in massimo 3 mesi, l’assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio nonché l’assenza di effetti negativi sul compost finale (intraprendendo la determinazione di metalli pesanti ed altri costituenti pericolosi sul materiale di partenza e la determinazione dell’assenza di ecotossicità tramite la verifica di germinazione utilizzando il compost finale).

La biodegradabilità è la capacità di materiali organici di potersi degradare in costituenti più semplici (quali acqua, metano, biomassa, CO2) grazie all’attività di microorganismi che si possono trovare in differenti ambienti (acqua, acqua marina, terreno). Anche in questo

caso i test sfruttano condizionamenti nell’ambiente di interesse a temperature di poco più alte di quella ambiente, per valutare lo sviluppo di CO2 nel tempo. Il requisito è il raggiungimento del 90% di biodegradazione in un tempo massimo di 6 mesi.

Eco-shopper per ortofrutta: oltre alla tutela dell’ambiente devono rispettare anche i requisiti di sicurezza alimentare

Oltre alle prove sopra elencate i sacchetti per ortofrutta devono dimostrare di essere conformi ad entrare a contatto con gli alimenti secondo i regolamenti – (UE) n. 10/2011, (CE) n. 1935/2004 e (CE) n. 2023/2006.

Il legislatore richiede il controllo puntuale delle materie prime con cui vengono prodotti i materiali e/o gli oggetti destinati al contatto con alimenti (definiti con l’acronimo MOCA) nonché il controllo che il MOCA, appunto, non mini la salute del consumatore, non modifichi inaccettabilmente l’alimento e non ne alteri gli aspetti organolettici. In questo caso il termine “controllo” viene utilizzato sia per indicare l’adeguatezza documentale, sia la conformità rispetto a test chimici e chimico-fisici utili a verificare che in nessun modo il MOCA possa contaminare l’alimento rilasciando a esso sostanze indesiderate mediante un fenomeno che, in questo ambito, viene definito “migrazione”. Questi test possono essere più o meno complicati a seconda del materiale e della sostanza da valutare: stiamo infatti parlando della ricerca puntuale di quantità di singole e specifiche molecole in alimenti o in simulanti alimentari (soluzioni acquose o oleose che simulano, in fase di sviluppo e controllo, quello che sarà l’alimento posto in contatto con il MOCA).

Eco-shopper: leggerissime ma anche performanti?

Nel caso dei sacchetti costituiti da questi nuovi materiali, spesso leggerissimi e all’apparenza fragili, un altro aspetto che viene verificato nei laboratori CSI è quello delle performance: ad esempio la resistenza delle saldatura, la resistenza al carico statico ed a quello dinamico, nonché l’allungamento o la lacerazione, che sono aspetti che impattano fortemente sulla valutazion

e dell’idoneità tecnologica di questi prodotti.

 

Perché occorre fare attenzione alle borse da casa

Le buste riutilizzabili che verrebbero portate da casa (il Ministero lo ha permesso purché queste siano nuove e monouso), quando derivanti da precedenti utilizzi, possono essere state conservate in condizioni che favoriscono lo sviluppo microbico, soprattutto in presenza di umidità, residui di alimento, in particolare se sono custodite in luoghi poco puliti. In queste condizioni i microrganismi, anche patogeni, possono moltiplicarsi e aderire alla busta contaminando gli alimenti e le superfici con cui la busta viene a contatto. Ma non è solo la contaminazione microbiologica. Anche quella chimica può essere pericolosa: i luoghi di conservazione dei sacchetti, le cross-contamination, l’utilizzo incondizionato e/o improprio potrebbero inficiare la sicurezza chimica del sacchetto stesso.

CSI è in grado di svolgere test per la verifica dei parametri nutrizionali, della qualità e della sicurezza alimentare sia microbiologici e sia chimici.

Le prime reazioni del mercato alle eco-shopper: meglio l’ortofrutta già confezionata

L’introduzione degli eco-shopper a pagamento per l’ortofrutta sfusa, nei primi dieci giorni dell’anno ha segnalato uno spostamento verso i prodotti già confezionati. Ciò è quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, che ha analizzato la reazione sull’intero territorio nazionale. Il 12% degli italiani, secondo l’indagine curata da Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari all’Università di Bologna, ha preferito comprarla per non dover pagare il sacchetto eco-bio. Un altro 21% del campione, invece, ha preferito rivolgersi al fruttivendolo – che tradizionalmente utilizza sacchetti di carta, quindi non soggetti a pagamento obbligatorio – invece che al supermercato.

C’è anche un 7% di consumatori che indica di aver comprato meno frutta e verdura. Il 56% degli intervistati, invece, risponde di aver fatto spesa come al solito: un comportamento più marcato nei giovani (61%) rispetto agli over 55 (53%).Il 6% vorrebbe i vecchi sacchetti in plastica gratuiti.

Naturalmente anche gli imballaggi alimentari devono essere sottoposti a numerose verifiche: oltre a quelle della conformità a contatto con alimenti, CSI ricorda anche i test fisici e meccanici, volti ad accertare le performance.

L’importanza della filiera sicura

Naturalmente i sacchetti e gli imballaggi alimentari sono solo una parte di quella che possiamo chiamare la filiera della qualità e della sicurezza di ciò che portiamo in tavola.

Molte altre sono le verifiche effettuate sulla filiera alimentare, e nelle quali CSI opera da oltre 20 anni. Ci riferiamo ad esempio alle certificazioni relative alla sicurezza integrata in agricoltura (Global G.A.P.), alle verifiche condotte direttamente sui prodotti agroalimentari, alle prove di shelf life, alla certificazione delle produzioni ma anche delle modalità di trasporto e conservazione, nonché ai marchi richiesti dalle GDO ai fornitori, quali ad esempio certificazione BRC, IFS e, ancora, ai sistemi di gestione della sicurezza alimentare e HACCP.

 

 

Categorie dell’articolo

L’etichetta energetica è uno strumento che cambia insieme al mercato e ai prodotti stessi. Il suo obiettivo è sempre quello di informare il consumatore e indirizzarlo verso un acquisto consapevole, fornendo informazioni chiare sul consumo di energia e sulle caratteristiche tecniche del prodotto.

Da settembre 2017 è in vigore una nuova etichetta energetica per gli aspirapolvere. Da questo momento possono essere messi in commercio esclusivamente aspirapolvere con potenza nominale inferiore a 900 W e prodotti che garantiscono un consumo di energia annua inferiore a 43KWh/anno invece di 62KWh/anno. Cambia anche il limite di decibel per garantire un prodotto sempre più silenzioso: la silenziosità dovrà essere inferiore o uguale a 80 decibel e per la durata del motore che dovrà garantire almeno 500 ore di funzionamento.

Vediamo nei dettagli cosa deve essere riportato nell’etichetta:

  • 7 classi energetiche, dalla A+++ fino alla classe D.
  • Il consumo: espresso in kWh e fa riferimento a un uso annuale, calcolato su un bilancio medio di una superficie abitabile di 87 mq e 50 processi di  pulizia all’anno.
  • Classe di riemissione delle polveri ossia qualità dell’aria filtrata. Indica la salubrità dell’aria di scarico in base al numero delle particelle che fuoriescono con l’aria di scarico. È condizionata dal tipo e dalla qualità del filtro di scarico e della tenuta all’aria del dispositivo. In pratica, meno polveri sottili vengono riemesse nell’aria dall’aspirapolvere, più elevata sarà questa classe. A fare la differenza, in questo contesto, è il sistema di filtraggio. Le classi di riemissione della polvere vanno dalla A alla G.
  • Livello di potenza sonora. Indica il livello di rumorosità di un aspirapolvere in dB(A). Già solo alcuni decibel in più o in meno sono decisivi per avere un aspirapolvere molto rumoroso o silenzioso. Da settembre 2017, il livello di potenza sonora deve essere inferiore o uguale a 80 decibel.
  • Classe di efficacia pulente per tappeti e moquette.
    Testata in base alla percentuale di aspirazione della polvere in un tappeto di prova standard. La capacità di aspirazione deve raggiungere minimo il 75 % sui tappeti .
  • Classe di efficacia pulente per i pavimenti duri. Viene calcolata in base all’aspirazione di polvere percentuale. Descrive l’aspirazione di polvere di una fessura riempita di polvere su una piastra di prova in legno. La capacità di aspirazione deve raggiungere minimo il 98% sui pavimenti duri (ad esempio, piastrelle, parquet, marmo).

Cosa cambia per i produttori

I produttori dovranno rendere sempre disponibile la scheda prodotto e indicare  la classe di efficienza energetica in qualsiasi pubblicità relativa ad uno specifico modello che riporti indicazioni relative all’energia o al prezzo. Qualsiasi materiale promozionale tecnico relativo a uno specifico modello deve descrivere i parametri tecnici specifici, inclusa la classe di efficienza energetica. Inoltre, i produttori dovranno mettere a disposizione un’etichetta elettronica e una scheda prodotto elettronica, conforme a quanto disposto dall’allegato II del Regolamento 665/2013

Cosa cambia per i rivenditori

Sui prodotti in esposizione, l’etichette deve essere attaccata al prodotto, fissandola o appendendola all’esterno dell’apparecchio in modo che sia chiaramente visibile. In caso di vendite a distanza ed altre forme di vendita (aspirapolvere offerti per la vendita, il noleggio o la vendita a rate), in cui gli utilizzatori finali non possano visionare i prodotti in esposizione, il rivenditore deve accertarsi che il consumatore sia provvisto delle informazioni obbligatorie prima dell’acquisto. Qualsiasi messaggio pubblicitario o materiale promozionale di uno specifico modello che riporti informazioni tecniche, energetiche o di prezzo, deve necessariamente indicare la classe di efficienza energetica di quel modello.

La domanda dei consumatori: è vero che un aspirapolvere con potenza nominale più bassa aspira meno?

La performance di aspirazione è legata a diversi fattori oltre alla potenza in Watt (consumo energetico), che non è un indice corretto per indicare le prestazioni di aspirazione. Ci sono anche altri parametri, come per esempio la capacità di aspirazione delle polveri e il grado di (ri)emissione delle stesse, tutte riportate in etichetta, che insieme contribuiscono a determinare la reale capacità di pulizia dell’aspirapolvere.

 

Per maggiori informazioni si prega di prendere visione dei Regolamenti 665/2013 e 666/2013 e il sito etichettaenergeticaaspirapolvere.it

 

Categorie dell’articolo

La sostenibilità ambientale passa obbligatoriamente da una gestione dei rifiuti migliore. L’economia circolare si basa proprio sulla gestione ottimizzata del rifiuto, che diventa non più capolinea del ciclo vitale di un prodotto, ma semplice fase prima del riutilizzo. Un nuovo modo di concepire l’intera filiera, in cui il rifiuto, o parte di esso, viene rimesso nel ciclo di produzione. Si passa così dal concetto di “rifiuto” a quello di “risorsa”, da “prodotto usato” a “prodotto riciclato”.

 

La natura come esempio

Seguendo l’esempio dei cicli naturali, in cui di fatto non esistono rifiuti, ma tutto è soggetto ad un naturale riciclaggio, l’economia circolare si pone l’obbiettivo di replicare, al meglio delle possibilità che può offrire un modello industriale, proprio il modello naturale. Per fare ciò sono necessari radicali cambiamenti nell’ambito della produzione. In primo luogo è fondamentale l’applicazione di materiali biologici, in grado quindi di essere reintegrati nella biosfera. Per quanto riguarda invece i prodotti altamente tecnici, come elettrodomestici e apparecchiature dall’alto contenuto tecnologico, è fondamentale un cambiamento del ciclo produttivo, che preveda al termine del “ciclo vitale” la totale, o parziale, riutilizzo dei componenti tecnici e dei materiali.

 

L’economia circolare e l’industria 4.0

Questo cambio di rotta necessita un coinvolgimento più esteso e radicale non solo del sistema produttivo industriale, ma anche della gestione del rifiuto, una maggiore consapevolezza da parte della società e un impegno politico importante. E soprattutto l’economia circolare non può realizzarsi senza un radicale mutamento del settore industriale. L’industria 4.0, di cui tanto si sta parlando, permette proprio la realizzazione di un sistema produttivo incentrato sul basso impatto ambientale: lotti ridotti e una produzione tarata al dettaglio, che permettono pochissimi scarti di lavorazione e quindi, quantità di rifiuti ridotti al minimo. Industrie ottimizzate dal punto di vista della logistica, che riducono drasticamente i tempi di consegna, così come i costi e l’inquinamento che ne deriva. La stessa digitalizzazione è un elemento a favore dell’ambiente: una produzione tarata sulla domanda è una produzione flessibile, con pochi scarti e produttivamente più intelligente.

 

L’autodiagnostica

Proprio su sistemi produttivi intelligenti si basa la possibilità di evolvere il sistema produttivo. I così detti componenti intelligenti, ovvero i componenti che rendono un prodotto intellegibile, in grado quindi di comunicare la necessità di manutenzione, rendono un prodotto da semplice bene di consumo a bene fornito di auto diagnostica, in grado di richiedere una riparazione e quindi in grado di durare di più nel tempo.

 

Dalla produzione alla condivisione

L’economia circolare è un modello che non va ad intaccare solamente il modo di produrre un bene di consumo, ma incide sul concetto stesso di bene di consumo e del suo utilizzo. Si sta passando quindi dal concetto di “possedere un bene” a quello di “utilizzarlo”. Il car sharing e le altre forme di utilizzo condiviso implicano l’abbandono del concetto di acquisto per quello di servizio, con l’ottimizzazione dell’utilizzo di un bene, riducendo così la produzione di beni per allargarne la fruizione degli utilizzatori. Gli stessi processi produttivi dovranno adattarsi a questo nuovo modello di business, che sarà sempre più diffuso.

Perché certificare il ciclo di vita di un prodotto(LCA) con IMQ

L’analisi del ciclo di vita è uno studio molto complesso che richiede, peraltro, l’utilizzo di software e competenze specifiche. IMQ, grazie al suo team di esperti, può analizzare l’impatto ambientale di un prodotto e del processo di smaltimento, dall’estrazione delle materie prime alla degradabilità. L’impronta ambientale dei prodotti (PEF) e l’impronta ambientale delle organizzazioni (OEF) sono delle misure che, sulla base di vari criteri, indicano, rispettivamente, le prestazioni ambientali di un prodotto (o servizio) nel corso del rispettivo ciclo di vita e le prestazioni di organizzazioni che forniscono prodotti/servizi nella prospettiva del ciclo di vita. Le informazioni relative alla PEF e all’OEF sono fornite con l’obiettivo generale di ridurre gli impatti ambientali dei prodotti e servizi e gli impatti ambientali connessi alle attività delle organizzazioni tenendo conto della attività della catena di approvvigionamento (dall’estrazione di materie prime, alla produzione, all’uso e alla gestione finale dei rifiuti).

Categorie dell’articolo

Il tema della sicurezza stradale sarà al centro di numerosi incontri nel mese di novembre.

Oltre all’attività concreta di testing e verifica, c’è un secondo modo nel quale CSI, società del Gruppo IMQ, mette a disposizione la propria pluridecennale esperienza nel settore automotive: la diffusione di una cultura della sicurezza stradale. Rivolgendosi ai più giovani, naturalmente, ma anche agli operatori del settore. E così a novembre, da anni il mese nel quale viene celebrata la giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada (terza domenica del mese), numerosi saranno gli eventi che vedranno protagonisti i tecnici CSI.

La sicurezza stradale spiegata ai più giovani – L’iniziativa del Comune di Senago

Dallo scorso 6 novembre, tecnici di CSI, insieme alla Polizia Locale di Senago e AIVIS (Associazione italiana vittime della strada), stanno incontrando gli alunni di terza media per parlare dei pericoli della guida e delle buone norme da seguire in strada. Si tratta di lezioni pensate per i  ragazzi che si avvicinano al mondo della guida di ciclomotori e motocicli, al fine di sensibilizzarli sulle tematiche della legislazione e dell’educazione stradale, sulle conseguenze degli incidenti stradali, e sulle tecnologie di sicurezza attiva e passiva, trasmesse anche attraverso lezioni svolte direttamente nei laboratorio di crash test e rollover di CSI.

L’importanza dei seggiolini per la sicurezza dei più piccoli: incontri di aggiornamento normativo per gli operatori della Polizia Locale

Gli incidenti su strada rappresentano la prima causa di morte nella classe di età 0-14. Allo scopo di sensibilizzare la popolazione e aumentare la cultura in tal senso, nel 2017 sono state introdotte importanti novità per quanto riguarda la normativa sui seggiolini auto per assicurare il trasporto bambini in auto in maniera più sicura ed efficace.
Le due normative attualmente in vigore, la ECE R44-04 (che usa come parametro il peso) e la R129 (che usa invece l’altezza), subiranno delle integrazioni che sono entrate/entreranno in vigore in diverse fasi nel corso del 2017.
A illustrarle agli operatori della Polizia Locale che operano in ambito stradale è stato invitato anche CSI, in occasione di due eventi organizzati a Milano e a Cremona dal Centro di Governo e Monitoraggio della Sicurezza Stradale (C.M.R.) della Regione Lombardia.

La sicurezza stradale spiegata in occasione della giornata mondiale del ricordo alle vittime

Di sicurezza stradale CSI parlerà anche in un importante incontro organizzato dalla Regione Lombardia in prossimità della Giornata Mondiale del ricordo delle vittime della strada. Una conferenza organizzata presso la sala Pirelli del Palazzo della Regione giovedì 16 novembre 2017 alle ore 18.00, dal titolo “Incidenti stradali. Un dramma personale e familiare. Un’emergenza sociale e sanitaria”. La giornata mondiale del ricordo alle Vittime della Strada è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2005 e cade annualmente la terza domenica di novembre.

La piaga degli incidenti stradali

In Italia solamente nel 2016 (dati istat) si sono registrati circa 176.000 incidenti stradali e 3.283 morti. Dati che non si discostano di molto da quelli dell’anno precedente, ma che registrano un -17% di incidenti e un -20% di morti rispetto al 2010. Dati che ben fanno sperare e che indicano come prevenzione, progresso tecnologico sui sistemi di sicurezza e sensibilizzazione sul tema stiano riscontrando ottimi risultati sulla sicurezza stradale.

La sicurezza non può essere un optional

L’automotive è uno dei settori più affascinanti del mercato e grazie al rigore dei laboratori di prova e al fermento normativo al quale devono sottostare i produttori (almeno in Europa), è anche uno dei settori più sicuri. Abbiamo chiesto a Fausto Mozzarelli  della Business Unit Automotive di CSI Bollate, di parlarci dei cambiamenti degli ultimi anni:

Negli ultimi quarant’anni del secolo scorso, la sicurezza non rientrava ancora tra i requisiti primari nella costruzione dei veicoli. L’obiettivo dei produttori, infatti, erano target prestazionali come la rigidezza strutturale o le prestazioni dinamiche del propulsore o, ancora, l’handling della vettura. La sicurezza (attiva e passiva) era un requisito secondario.L’importanza dei laboratori di prova è cresciuta in proporzione alla rilevanza delle norme di sicurezza. Quindi, man mano che sono stati fissati i target di sicurezza per i veicoli e per i componenti, è aumentato il peso delle prove e dunque dei laboratori.

I test, le certificazioni e lo sviluppo di standard qualitativi alti è diventato fondamentale per contrastare la mortalità sulla strada e ha permesso che le statistiche diminuissero drasticamente negli ultimi anni.

Categorie dell’articolo